Giardino monumentale di Valsanzibio – (Luigi Bernini 1665/1696) – Un percorso alla scoperta di sé stessi verso la redenzione
In Veneto, nel Parco dei colli Euganei, esiste uno dei giardini barocchi più antichi e belli d’Italia e d’Europa: Il Giardino Storico di Valsanzibio. Ci troviamo esattamente a Galzignano Terme, in provincia di Padova. Questo splendido parco fu costruito nel Seicento per volere della famiglia veneziana dei Barbarigo e oggi fa da cornice verdeggiante a Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani.
Valsanzibio è l’unica frazione di Galzignano Terme, località turistica già molto apprezzata per le proprietà curative delle sue acque sulfuree
La storia del giardino di villa Barbarigo – Il voto solenne a Dio per scongiurare la peste
Concepito 400 anni fa come voto a Dio affinché la terribile pestilenza del 1630 terminasse, il giardino fu progettato originariamente come percorso simbolico, un viaggio di redenzione. Gregorio Barbarigo – Vescovo di Padova ed ai tempi Cardinale e consigliere del Papa, poi Santo – fece realizzare nel giardino della villa di famiglia un percorso simbolico da lui stesso ispirato, in seguito ad un voto fatto da suo padre nel 1631.
In quell’anno, infatti, a Venezia ed in tutta Europa imperversava la peste nera e la famiglia Barbarigo si era rifugiata nell’entroterra, a Valsanzibio, dove aveva gran parte dei possedimenti. In seguito alla morte della moglie, Francesco Barbarigo promise di realizzare una maestosa opera per commemorare la grandezza di Dio, se il resto della famiglia si fosse salvato dalla peste.
Per onorare, quindi, il voto del padre, Gregorio commissionò la realizzazione di un giardino che non avesse solo uno scopo ludico, ma fosse un percorso spirituale, un monumentale emblema della via di perfezione che porta l’uomo alla salvezza.
Venne scelto per la realizzazione dell’opera l’architetto e fontaniere Pontificio Luigi Bernini il quale si ispirò ad un’urbe romana, con il cardo – strada da nord a sud – che incrocia il decumano – strada da est a ovest.
Un paradiso terrestre, dunque, in contrapposizione all’inferno veneziano di allora. Nella scalinata davanti alla Villa, tappa finale di tutto il percorso, è infatti riportato un sonetto che termina con queste parole “Ivi è l’Inferno e quivi il Paradiso”.
Il percorso
Anticamente il cammino di purificazione iniziava dal Padiglione di Diana, decorato con mascheroni, bassorilievi e 13 statue in pietra d’Istria – scolpite dallo scultore Enrico Merengo. Il portale della dea della caccia rappresentava, infatti, il principale ingresso alla dimora di campagna dei Barbarigo. Un tempo le barche giungevano fin qui direttamente da Venezia attraversando la valle di Santo Eusebio (da cui deriva la contrazione “Valsanzibio” che dà oggi nome alla località). Oggi è stato mantenuto un laghetto per valorizzare la sontuosa facciata arricchita da statue, fontane e bassorilievi in onore di Diana-Luna.
Diana-Luna è la dea delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, protettrice delle donne.
L’arte e l’ingegno umano si mescolano sapientemente alla bellezza della natura: negli oltre dieci ettari di superficie sono state realizzate fontane, scherzi d’acqua, peschiere, statue e sculture in pietra d’Istria. Un raro esempio di conservazione del progetto originale, con molte delle piante antiche di quasi 400 anni, provenienti da tutto il mondo. Ai tempi della sua realizzazione i ricchi mercanti veneziani si vantavano di avere nelle proprie tenute alberi ancora sconosciuti provenienti dall’Africa, dall’ Asia e dalle Americhe; a Valsanzibio c’era una lista delle piante del Nuovo Mondo del tutto sconosciute in Europa, che vennero recensite solo un secolo più tardi.
Viale delle Peschiere – elemento acqua. Il cammino allegorico inizia con l’elemento acqua. Ci si avvia costeggiando la Peschiera dei Fiumi alimentata da due divinità fluviali, il Bacchiglione ed il Brenta. Con l’acqua cristallina e pura dei due fiumi inizia simbolicamente la purificazione – passiva – della nostra anima.
Proseguendo, si incontra la Fontana dell’Iride – posta leggermente più in alto. Iride, la divina messaggera, è la personificazione dell’arcobaleno che unisce il Cielo alla Terra, l’elemento acqua e l’elemento aria, che formano i 7 colori dell’arcobaleno quando si incontrano.
Si raggiunge, quindi, la Peschiera dei Venti – che simboleggia l’elemento aria – dove Eolo, Dio dei Venti, troneggia sulla cascata. Dopo l’acqua è l’aria che continua la nostra purificazione.
Proseguendo, si arriva al centro del giardino, dove si trova la Fontana della Pila. Realizzata in marmo rosso, di forma ottagonale, è simbolicamente collocata nel punto cruciale del Giardino, laddove gli assi dell’ipotetica città romana disegnata da Luigi Bernini si intersecano ad angolo retto: i suoi assi portanti, cioè il Viale Centrale ed il Teatro d’Acque.
La Fontana della Pila è equidistante dai quattro punti più simbolici del Giardino stesso: Labirinto e Grotta dell’Eremita a Sud, Monumento al Tempo ed Isola dei Conigli a Nord. Ideale intersezione fra la ricerca trascendente rappresentata da Grotta dell’Eremita e Tempo e quella immanente rappresentata da Labirinto ed Isola dei Conigli. Da qui inizia la purificazione attiva.
È il momento di confrontarci con la nostra coscienza, affrontando i nostri dubbi e le nostre paure. Il Labirinto, simbolo della difficile ricerca interiore che porta al progresso umano, e la Grotta dell’Eremita, simbolo della ricerca trascendente e tappa di meditazione sulle verità acquisite nel percorso labirintico.
Il labirinto di Valsanzibio
Il labirinto dei Giardini di Valsanzibio è costituito da seimila arbusti di bosso sempreverde la maggior parte dei quali sono ancora quelli originali piantati tra il 1664 e il 1669.
L’intero percorso del labirinto è lungo circa un chilometro e cinquecento metri e simboleggia il difficile viaggio di ricerca interiore per raggiungere la salvezza umana. Nel percorrerlo si trovano gli ostacoli – le 7 vie trabocchetto, come i 7 vizi capitali – simbolo delle difficoltà della vita, di fronte alle quali dobbiamo trovare la forza per ripartire. La torretta posta al suo interno ci dà la visione chiara del “percorso intero della vita” e ci consente di comprendere quale sia il proprio ruolo in questa esistenza. Siamo pronti per accedere alla Grotta dell’Eremita.
La Grotta dell’Eremita
Alla fine del percorso labirintico si giunge ad una grotta luminosa, che simboleggia la solitudine dell’animo durante la ricerca spirituale. Qui si sottolinea l’importanza nella vita non solo di cercare, ma anche di fermarsi e meditare.
l’Isola dei Conigli e il Monumento al Tempo
L’Isola dei Conigli è uno dei pochi esempi al mondo ancora esistenti in un giardino storico del leporarium (ndr nell’antica Roma “luogo dove abbondavano stanzialmente o venivano allevate le lepri in cattività a scopo venatorio”). Simboleggia il superamento dei limiti dell’uomo attraverso la procreazione; non a caso è stata dedicata al coniglio, considerato il roditore più prolifico presente in natura.
Il monumento a Cronos
Cronos, la divinità alata del Tempo viene rappresentata da un vecchio dalle ali semi spiegate, fermo e con un ginocchio a terra. Qui è esplicito il simbolismo del Tempo che a volte sospende la sua progressione nello spazio o dell’uomo che può superare certi limiti spazio-temporali quando si eleva spiritualmente.
La fontana delle Insidie
Il percorso di salvificazione continua sul Gran Viale, dove si incontrano giochi e scherzi d’acqua, che simboleggiano le insidie che ritardano il raggiungimento della meta finale. Se si pensa di essere giunti alla purificazione e ci si siede sulle panchine per godersi l’acqua zampillante della fontana, si viene investiti dagli ‘spilli’ d’acqua che sgorgano inaspettatamente dalla cesta di fiori e frutta tenuta sulla testa di un putto.
Il Piazzale delle Rivelazioni
È la meta finale del viaggio allegorico, che si conclude nel piazzale davanti alla Villa Barbarigo. Per raggiungerlo bisogna percorrere una scala con sette gradini, la Scalinata del Sonetto, dove sono riportati due versi per ogni gradino:
Curioso viator che in questa parte
Giungi e credi mirar vaghezze rare
Quanto di bel, quanto di buon qui appare
Tutto deesi a Natura e nulla ad Arte
Qui il Sol splendenti i raggi suoi comparte
Venere qui più bella esce dal mare
Sue sembianze la Luna ha qui più chiare
Qui non giunge a turbar furor di Marte
Saturno quivi i parti suoi non rode
Qui Giove giova et ha sereno il viso
Quivi perde Mercurio ogni sua frode
Qui non ha loco il Pianto, ha sede il Riso
Della Corte il fulmine qui non s’ode
Ivi è l’Inferno e quivi il Paradiso
al termine della scalinata si trova il piazzale ottagonale con otto statue allegoriche che fanno corona alla Fontana dell’Estasi, detta anche del Fungo o delle Rivelazioni.
Siamo così finalmente giunti al termine del percorso di rinascita e perfezione!
Informazioni per visitare il Giardino Barbarigo
La tenuta di Valsanzibio si trova a Galzignano Terme, in provincia di Padova, in Via Diana, 2. Dista 20 km da Padova e 53 Km dall’aeroporto Marco Polo di Venezia.
I Giardini sono aperti tutti i giorni da fine Febbraio al secondo fine settimana di Dicembre, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 al tramonto (sabati, domeniche e festività orario continuato).
Per ulteriori info consultare il sito ufficiale https://www.valsanzibiogiardino.com
I labirinti
Il labirinto è un simbolo iconografico ricco di significato, che ha accompagnato l’uomo fin dall’antichità. Dedalo, Teseo, Arianna ed il Minotauro sono i protagonisti della mitologia dell’Antica Grecia, dove il labirinto è inteso come planimetria di un edificio in cui è difficile trovare l’entrata, l’uscita e, di conseguenza, l’orientamento. A livello simbolico è un viaggio iniziatico verso il centro, verso il mondo interiore dell’uomo, raggiunto dopo una serie di prove. Questo tipo di interpretazione, caricata di valori mistico-cristiani, rimane durante il Medio Evo: il labirinto rappresenta il viaggio spirituale dei penitenti verso la salvezza eterna.
Dalla metà del Cinquecento il labirinto perde questa interpretazione spirituale per divenire moda culturale e ludica all’interno delle corti.
Il Sei Settecento è periodo di costruzione di grandi labirinti di cui Valsanzibio rappresenta un esempio. Il labirinto, in questa epoca, simboleggia la consapevolezza di un mondo nuovo ed incerto all’interno del quale l’uomo avanza nel suo cammino costellato di scelte, rinunce e prove da superare, per giungere alla coscienza di sé stessi, del proprio animo, attraverso strumenti quali la fede, l’intelligenza e la perspicacia.