Un moto di gioia, lealtà e amicizia

di Francesca Girardi

Nell’immaginario collettivo quando si dice “il miglior amico dell’uomo” appaiono vivi ritratti dall’animale domestico che accompagna la quotidianità di moltissime persone, che ne rallegra il rientro a casa, che riempie di gioia il silenzio: il cane.

La compagnia di Fido, nome per antonomasia dell’amico fedele, è portatrice di una verità socialmente condivisa che la rendono preziosa nel riuscire a caratterizzare di genuina tangibilità alti valori come la fedeltà, il riconoscimento e, non ultimo, il saper attendere e pazientare.

Fido, un compagno per la vita. Così è stato per Palma Bucarelli, donna capace a cui si deve la salvezza del patrimonio artistico italiano nel secondo conflitto mondiale. La prima direttrice donna di un museo pubblico (la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma) non ha certo lesinato nel rivolgere attenzione e cura ai suoi compagni a quattro zampe, amici inseparabili che le sono sempre stati a fianco nella vita. Nelle pagine del suo diario, datate 1944, non mancano i richiami a Michi, il simpatico – così me lo sono immaginato leggendone i richiami – scottish terrier dal manto nero che l’ha seguita nell’avvio della direzione della galleria d’arte moderna e che ha avuto l’onore di poter comodamente riposare su uno sgabello esclusivamente dedicato a lui. Tra le righe Palma ne parla come se fosse una persona: … Lunga strada, a piedi, con Michi, sotto il sole … e io che esco di casa con Michi, come al solito… Poi bagno a Michi poiché c’è la corrente per il föhn … (cfr. “1944 cronaca di sei mesi, Palma Bucarelli”).

Lo scrittore Gustav Flaubert ci regala, per qualche pagina, l’elegante serenità di Djali, la levriera che appare quale silenziosa confidente di Emma in “Madame Bovary”. Con lei Emma condivide la tristezza delle sue giornate e la voglia di aggiungervi del vivo amore. Nella gracilità di Djali c’è tutta la fragilità di Emma, eppure quest’ultima cerca e trova consolazione nel semplice gesto di accarezzarla. In poche righe Flaubert delega a Djali di essere perfetto specchio della mente della sua padrona mentre … si muoveva in tondo nella campagna, abbaiava alle farfalle gialle, dava la caccia ai topiragno o mordicchiava i papaveri sul ciglio di un campo di grano … per poi smarrirla nella narrazione, lasciandola …sparire attraverso i campi… e lasciando Emma veramente sola con sé stessa.

La montagna di pelo bianco di Belle è una montagna di sicurezza e forza in “Belle e Sebastien”. L’amicizia prende vita nell’indissolubile rapporto tra il cane e il bambino; tra l’animale che, a volte, incute timore nei grandi, e il fanciullo, creatura indifesa che ha bisogno di protezione e quale protezione maggiore per Sebastien se non la lealtà di Belle?

Il cane dona protezione, è questo uno dei compiti riconosciuti e veglia su quella che diviene la sua casa; a volte deve imparare ed è costretto a ricoprire questo ruolo, come è accaduto ai pastori tedeschi lungo la linea di confine delle due Germanie, raccontata dalla penna di Marie Luise Scherer. La prospettiva che appare dagli occhi dei cani diviene un’originale prospettiva di narrazione inedita della realtà storica che scorre nelle pagine del libro “La frontiera dei cani”, e lascia spazio al legame tra uomo e cane, a quel senso di fiducia e lealtà per una relazione che mostra la capacità di andare oltre le divisioni imposte.

La figura del cane la si incontra anche nella tradizionale medicina sciamanica dei Nativi Americani dove è simbolo di lealtà, la sua medicina è proprio legata all’insegnamento di amicizia vera e leale.

Il rapporto che spontaneamente prende vita tra cane e uomo è un nodo così forte che nessuno è capace di sciogliere, è un qualcosa che scatta senza una motivazione, una spiegazione logica.

Nello scodinzolio di una semplice coda, c’è tutta l’essenza profonda della felicità, della riconoscenza. E non si può certo negare che il cane esprima la sua gioia proprio attraverso quel moto fatto di regolari intervalli il cui messaggio va oltre tante parole, ed è realtà.

Redazione

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