Inter-Frosinone 2-0. Posticipo della 12^ giornata di Serie A
di Fil De Fazio
Durante l’intervallo di Inter-Frosinone, posticipo della dodicesima giornata del campionato di Serie A, l’allenatore dei ciociari Di Francesco Eusebio, aveva ben raccomandato i suoi di continuare a fare quello che avevano fatto – bene – per tutto il primo tempo. Malgrado lo svantaggio, i suoi uomini avevano tenuto il campo con determinazione, comprendonio e il giusto cipiglio, fino a alla genialata di Dimarco, autore del gol del vantaggio, arrivato giusto allo scadere della prima frazione.
Riprendere quindi il discorso interrotto dal duplice fischio di Federico Dionisi, arbitro della sezione de L’Aquila e magari, più avanti, accoppiare a Cuni un’altra punta per provare un forcing finale.
Purtroppo nessuno si è premunito di avvisare di cotanto progetto tattico il numero nove dell’Inter Marcus Thuram, che per sè stesso e per la squadra in cui milita, aveva ben altri progetti.
Tipo quello di bersi tutta la difesa frusinate. Con certe modalità: prima cortocircuitando Okoli, poi mandando a spasso Marchizza con una finta, infine chiamando al fallo estremo il Monterisi.
Il rigore, innegabile pure per i più arditi coltivatori del dubbio, è stato eseguito a regola d’arte da Calhanoglu, mettendo di fatto il tappo ai pretenziosi intenti degli ospiti.
Il Frosinone aveva affrontato col piglio giusto l’arduo confronto con i secondi della classe. Sfrontato il giusto, è da subito andato all’arrembaggio, non tanto della porta interista quanto della palla. Con esiti alterni, visto che la maggior parte delle volte l’Inter è riuscita ad uscire dal pressing e a portarsi con relativa facilità dalle parti dell’area frusinate.
Da parte sua, non è stata però troppo acuta da approfittare dei momenti in cui il Frosinone era allungato e occupato a correre all’indietro a tamponare le ripartenze interiste. Cogliere le occasioni che quella sorta di fisarmonica andava lasciando per il campo sarebbe stato d’uopo, ma una certa imprecisione nell’ultimo passaggio ha svilito le poche opportunità lasciate dagli uomini di Di Francesco.
Ma sarebbe ingiusto accusare i demeriti interisti senza, nel contempo, decantare le doti del Frosinone, che ha calpestato il prato di San Siro con la credibilità delle squadre vere. Tanto è vero che alla fine del primo tempo aveva concesso all’Inter solo due tiri verso la loro porta. Il primo, una girata al volo di Lautaro ben parata da Turati, il secondo il già citato arcobaleno disegnato da Dimarco su cui nulla ha potuto il pur bravo portiere frusinate.
Non sono bastati i quindici minuti dell’intervallo per convincere di una certa mia tesi il Bepi, vecchio amico presentatosi presso il mio domicilio con la scusa del condividere le impressioni del match ma in verità mosso dal vile intento di scroccare un novello di cui gli avevo decantato le lodi, tempo prima. Sostenevo, nella mia tesi, che il tiro di Federico, per quanto mirabile, fosse in realtà un tentativo di cross anziché un vero attentato alla porta avversaria. Per il Bepi, l’esatto contrario, ovviamente.
Alla fine è stato lui a convincere me, ma non per la forza dei suoi argomenti o della sua dialettica, ben presto diventata claudicante a causa dei fumi del novello di pocanzi. E’ che il Bepi è supporter di quel tipo di squadra per la quale “vincere non è importante: è tutto” e quindi ha poca contezza della poesia del gesto tecnico, della propedeuticità di una clamorosa sconfitta, della onorevole resa delle armi. Cosa vuoi che ne capisca di futbòl? Poco più di zero. Quindi si: per questioni mosse più dall’infima filosofia del Bastiancontrarismo che da una seria presa d’atto, lo ammetto e lo sottoscrivo: Federico Dimarco ha scientemente cercato il gol, checchè ne racconti la sua postura e l’atteggiamento della sua gamba sinistra. Anche perché se è vero che due indizi fanno una prova, il suo calcio non poteva in alcun modo essere un traversone perché 1- non c’era nessun compagno a centro area da raggiungere, 2- Federico quel piede ce lo ha. Stateci.
Messe da parte le questioni di lana caprina, quello che contava davvero per l’Inter e i suoi supporters era mantenere il passo della Juventus e, nel caso, controsorpassarla. Non è cosa da poco conto poter affrontare lo scontro diretto con un paio di punti in più. E’ il tipo di situazione che mette al sicuro da certe ansie da prestazioni che – chi deve sapere, già sa – sono messe lì apposta per non essere superate. Ma tutto questo avverrà al ritorno dalle annose questioni che riguardano la partecipazione della nostra nazionale ai prossimi campionati europei.
Intanto, vadano fatti i complimenti al Frosinone che, senza paura e con grande personalità ha fatto la partita. Sia d’esempio per tutte quelle squadre che si presentano sul rettangolo di gioco dimesse e rinunciatarie al punto di non presentarsi proprio. Che concepiscono la gara in un solo modo, arroccandosi in una tremebonda difesa nella speranzosa attesa di accidenti altrui.
Tra queste tapine non si annoverano di certo Lecce ed Empoli, che osando e dando del tu rispettivamente a Milan e Napoli, nel weekend appena trascorso hanno portato a casa risultati importanti. Ben fatto: chi osa a volte raccoglie molto più della posta in gioco.