Il problema ungherese
di Raffaele Gaggioli
L’Ungheria di Viktor Orban ha sempre rappresentato un’anomalia nel panorama politico europeo. Sin dal 2010, il Primo Ministro ungherese e il suo partito Fidesz sono stati accusati più volte di aver gravemente compromesso la democrazia del Paese, al punto che alcuni critici ormai considerano l’Ungheria una dittatura simile a quella di Putin in Russia.
Le accuse contro Orban sono molteplici. Il suo governo avrebbe di fatto posto fine alla libertà di stampa in Ungheria, costringendo tutti i media indipendenti a chiudere i battenti o a lasciare il Paese.
Al loro posto, il leader ungherese avrebbe creato dei media di stato totalmente fedeli al suo governo. Gli attacchi mediatici contro i rivali politici di Orban sia dentro sia fuori l’Ungheria sono ormai una ricorrenza quotidiana, mentre le critiche contro l’operato del governo ungherese sono praticamente inesistenti.
Orban è stato inoltre accusato di aver compromesso l’indipendenza del sistema giudiziario ungherese. Molti giudici sono stati rimossi in quanto eccessivamente critici dell’operato del governo ungherese e membri di Fidesz sono stati nominati al loro posto.
Le iniziative antidemocratiche di Orban avrebbero colpito anche la Corte Costituzionale Ungherese, l’organo giudiziario più importante dell’Ungheria. Il numero di membri della corte è stato aumentato in modo tale da posizionare molti alleati politici di Orban al suo interno.
Il controllo della Corte Costituzionale ha permesso ad Orban di creare un sistema giudiziario parallelo per gestire casi legali riguardanti la pubblica amministrazione, separato da quello relativo a crimini di natura non politica. La creazione di questo nuovo sistema giudiziario avrebbe permesso ad Orban di proteggere il suo governo da accuse di corruzione e altri crimini.
La retorica revanscista contro i Paesi confinanti è un’altra caratteristica in comune tra Putin e Orban. Anche se Budapest non ha le risorse militari di Mosca, questo non impedisce alla propaganda di Budapest di parlare apertamente dell’annessione di territori appartenenti agli Stati confinanti, come la Transilvania rumena.
Nonostante le controversie, l’Unione Europea non ha mai preso alcun provvedimento nei confronti dell’Ungheria, poiché Orban ha finora potuto contare sul supporto dei governi populisti della Repubblica Ceca e della Polonia.
Tuttavia, la situazione ungherese è notevolmente mutata negli ultimi tre anni a causa della guerra in Ucraina e di altri eventi recenti, incluse le simpatie filo-russe di Orban.
Sin dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, Orban ha votato contro l’invio di aiuti militari o finanziari all’Ucraina e l’imposizione di sanzioni contro Mosca da parte dell’Europarlamento. L’espansione della NATO è stata inoltre notevolmente rallentata poiché l’Ungheria ha più volte votato contro l’entrata della Svezia e della Finlandia nell’alleanza atlantica.
I media di stato ungheresi sono stati anche accusati di diffondere propaganda filo-russa, attaccando il Presidente ucraino Zelensky e spesso sostenendo che i crimini di guerra russi in Ucraina non siano veramente accaduti.
I rapporti diplomatici tra l’Ungheria e il resto dell’Unione Europea sono quindi entrati in crisi a causa dell’ostruzionismo e delle posizioni filo-russe di Budapest. Anche la Polonia, fino all’anno scorso la principale alleata politica di Budapest, si è disallineata da Orban a seguito della vittoria della coalizione di centrosinistra di Donald Tusk lo scorso ottobre.
L’applicazione dell’Articolo 7, ossia la sospensione dei diritti di adesione all’Unione Europea (come il diritto di voto nell’Europarlamento) in caso di gravi e ripetute violazioni dei principi fondanti dell’alleanza, non è più una possibilità remota, ma un reale rischio per l’Ungheria.
Orban deve anche affrontare una difficile situazione interna a causa dei problemi economici e di una serie di scandali che hanno suscitato l’ira popolare. Prima dell’invasione dell’Ucraina, Orban aveva notevolmente espanso i rapporti economici tra Budapest e Mosca. L’economia ungherese è stata quindi danneggiata sia dall’aumento del prezzo del gas russo, sia dalla diminuzione degli scambi commerciali con Mosca.
Le dimissioni della Presidente Katalin Novák e dell’ex ministra della Giustizia Judit Varga, accusate di aver concesso la grazia a un uomo condannato come complice in un caso di abusi sessuali su minori, non hanno fatto altro che aumentare lo scontento popolare nei confronti del governo ungherese.
Nonostante Orban abbia promesso una riforma costituzionale per impedire che questo scandalo avvenga di nuovo, la rabbia popolare non accenna a diminuire. Circa 50mila manifestanti hanno marciato contro il governo ungherese la settimana scorsa e sono già state annunciate altre manifestazioni contro il Primo Ministro ungherese.
Per ora, il pericolo più grande per il governo di Orban è rappresentato dalle Elezioni Europee del prossimo giugno. Secondo alcuni sondaggi, Fidesz rischia di perdere molti seggi nell’Europarlamento, diminuendo così l’influenza di Orban nell’Unione Europea e rafforzando la posizione dei suoi numerosi oppositori politici in Ungheria.
Raffaele Caggioli