C’erano una volta le badanti rumene
Il Comune di Sassari sta convocando numerosi cittadini stranieri per le cerimonie di riconoscimento della cittadinanza italiana.
Come si legge sul sito internet del Ministero dell’Interno (https://www.interno.gov.it) la cittadinanza italiana può essere richiesta dallo straniero che risieda in Italia da dieci anni.
Tuttavia, a seconda dei casi, possono essere sufficienti anche solo tre anni, o quattro, o cinque.
Per quanto riguarda il reddito, lo straniero extracomunitario che vuole ottenere il riconoscimento della cittadinanza deve dimostrare di possedere un reddito annuale superiore a determinati limiti, e tale che gli consenta di mantenersi in Italia.
Nel 2023 e nel 2024, dopo una attesa a volte ben più lunga dei dieci anni di legge, diversi municipi stanno finalmente convocando per il riconoscimento della cittadinanza quei numerosi stranieri che, dopo aver risieduto e lavorato in Italia per lungo tempo, avevano depositato istanza presso gli uffici competenti.
Sono state e sono giornate di festa e gratificazione, che hanno ampliato e arricchito la popolazione del Belpaese attribuendo anche i diritti politici a chi ormai si sentiva italiano e ben radicato, sempre più spesso assieme alla famiglia.
Anche il Comune di Sassari, in Sardegna, ha fatto egregiamente la sua parte accogliendo al primo piano del bel Palazzo Ducale del settecento le firme di numerosi nuovi cittadini, arrivati da tutte le parti del mondo.
In particolare le signore che sono arrivate soprattutto dall’Ucraina e dalla Romania per svolgere i lavori di assistenza familiare, stanno diventando ormai le capofamiglia dei nuovi nuclei sassaresi, un mix di “Farendi in Turritana” in chiave ortodossa.
A Sassari Gina/Gheorghita è diventata italiana, e con lei la figlia e il genero che l’hanno seguita nell’avventura di una vita.
Dopo il diploma superiore di perito agrario, conseguito a Caracal, e dopo avere iniziato a lavorare in Romania come perito agrario e come dipendente delle Poste, nel 2007 Gina ha avuto il coraggio di percorrere chilometri e chilometri fino all’Italia, in Sardegna, e da quel momento ha fatto la sua scelta.
Tutti quelli che la conoscono stimano la signora Gina, la sua gentilezza e competenza, e amano le torte e i dolci deliziosi che prepara con perfezione.
Ormai però, dopo che Gina ha firmato ed ha acquisito la cittadinanza italiana, di sicuro non è più possibile dire di lei che è una “badante rumena”, come in genere si banalizza a clichè il suo lavoro unito alla sua provenienza geografica; una cosa del genere, d’altra parte, avviene purtroppo ancora per i “domestici filippini”, tanto che qualcuno negli annunci sui media scrive che cerca “un filippino” o “una filippina” come se la nazionalità inglobasse la qualità di collaboratori domestici.
Perché è ormai una signora sicuramente italiana, specializzata nella cura alla persona.
Il 2023 è stato un anno ricco di nuovi cittadini, non solo a Sassari ovviamente, ma in tutta Italia, a Roma, a Imperia, Treviso, etc., ma anche all’estero presso i nostri Consolati, forse anche perché si è reso necessario recuperare sui ritardi procedurali accumulati in precedenza.
Già nel 2022, in base ai recenti dati Istat ed Eurostat, gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana sono stati in totale 133.236 (in media uno ogni 38 stranieri residenti), il 9,7% in più rispetto al 2021.
Nell’ultimo decennio si è passati dai minimi del 2012 (65.383) ai picchi del 2015 con 178.035 e del 2016 con 201.591 acquisizioni, per poi scendere a 146.605 nel 2017 e a 112.523 nel 2018, con una successiva progressiva ripresa.
Anche a Gina e alla sua famiglia facciamo tanti auguri dunque, benvenuti!
Un bell’articolo che fa capire che se lo si vuole veramente l’integrazione è possibile. Ha ragione l’autrice quando scrive che ora Gina non è più da considerarsi una badante rumena ma una signora italiana.