La Corte de le “Pizzocare”
A Venezia è frequente scorgere il toponimo “Pizzocare” che ci riporta indietro nel tempo…
Una corte de le Pizzocare si trova nel sestiere di San Marco, nei pressi di campo Santo Stefano. E’ una corte suggestiva stretta e lunga con un pozzo, che originariamente era chiusa da un muretto in mattoni e un ingresso del quale restano gli stipiti e l’architrave in pietra d’Istria.
Sulla corte affaccia un edificio sobrio, che era di proprietà della nobile famiglia Da Lezze e che fu convertito in ospizio per le donne pie del terzo ordine di Sant’Agostino. Le terziare di questa comunità erano “pizzocare” ed erano solite raccogliersi in preghiera sull’altare dedicato a Santa Monica (madre di Sant’Agostino) nella vicina chiesa di Santo Stefano. Nel 1686 si contavano nell’ospizio 14 mantellate che erano riuscite ad ottenere la proprietà dello stabile. Con gli editti napoleonici l’ospizio fu chiuso nel 1806 passando prima al Demanio e poi a privati che ne fecero appartamenti.
MA CHI ERANO LE PIZZOCARE?
Erano comunità di donne appartenenti, come Terziarie, a diversi ordini religiosi: agostiniano, francescano, domenicano, servita o carmelitano. Prendevano voti semplici e temporanei.
Queste figure femminili di grande importanza per Venezia e per la società della Serenissima Repubblica vivevano nell’ombra e nel silenzio, vestivano sobriamente con abiti di colore grigio (pizzocare da bizzo o bigio), si dedicavano completamente agli esercizi spirituali, a concrete opere di bene, all’educazione delle donne povere; provvedevano, tra le altre cose, anche a tenere in ordine la chiesa, a seguire le celebrazioni religiose e vivevano per la maggior parte in conventi, soggette al controllo di un Priore.
Alcune Pizzocare abitavano negli “Ospissi”, che erano edifici lasciati in eredità agli ordini religiosi da persone facoltose (ce n’erano all’Angelo Raffaele, a Sant’Agnese, a San Marco a San Pietro di Castello, a San Giacomo da l’Orio, a San Vio, alla Giudecca, a Santa Fosca ecc.). Si trattava di piccoli gruppi di pie donne, principalmente vedove e povere che formavano comunità e, per analogia con le terziarie, vennero considerate Pizzocare.
Dalle cronache del XIII secolo si conferma, poi, la presenza a Venezia di una confraternita laica di donne, ovvero le “Pizzocchere dei Carmini”, raccolte in un ospizio attiguo alla chiesa dei Carmini, denominato “Madonna della Speranza”; indossavano lo “scapolare”, portavano, cioè, sulle spalle due lembi di stoffa, uniti da un cordoncino, che riproducevano le figure della Madonna e di Cristo. In alcune stanze, nella vicina calle “delle Pazienze”, le pie donne preparavano gli scapolari che, dopo essere stati benedetti dai frati, venivano donati ai fedeli come oggetti di devozione da portare sotto gli abiti.
Solo alcune Pizzocare prendevano i voti, mentre la maggior parte restavano donne laiche. Le Pizzocare non vivevano solo a Venezia, ma anche in molte altre città italiane ed europee, dove conducevano una vita più ritirata, simile a quella delle Beghine del nord Europa.
A Venezia le Pizzocare, che provenivano dalle realtà sociali più diverse, erano paragonabili a delle volontarie che si dedicavano agli altri e si inserivano nel tessuto sociale di tutte le classi, curando i malati, assistendo i bisognosi, gli orfani, i moribondi, i detenuti, lavando e vestendo i defunti.
Questa loro presenza nelle più svariate situazioni, le portava a conoscere fatti e segreti che neanche l’attenta giustizia della Serenissima riusciva a scoprire ed erano quindi preziose anche per il governo veneziano che le considerava, in un certo senso, dei controllori attenti e discreti.