Non è sempre la stessa cosa essere un brav’uomo e un buon cittadino
Editoriale di Daniela Piesco co-direttore Radici
Le proteste hanno svolto un ruolo importante nella storia del progresso e della promozione dei diritti umani.
Dalla “Marcia del sale” in India nel 1930 contro il dominio coloniale britannico, alla “Giornata nazionale di protesta” del 1950 in Sudafrica contro l’apartheid, dalla “Marcia su Washington” del 1963 per i diritti civili negli Usa, alle proteste studentesche per la riforma democratica in piazza Tienanmen in Cina nel 1989, o dalle rivolte della “Primavera araba” iniziate in Tunisia nel 2010, fino alle numerose proteste nate all’interno dei movimenti sviluppatesi negli ultimi anni come il “Black lives matter”, contro la discriminazione degli afrodiscententi o il “Mee too”, a sostegno delle donne vittime di molestie.
Queste e altre proteste sono famose per l’eredità che ci hanno lasciato.
La giornata lavorativa di 8 ore, che è così comune in diverse parti del mondo, è il risultato di molti anni di lotte durissime e di proteste contro condizioni di lavoro estenuanti.
All’inizio del XX secolo, le donne non potevano votare alle elezioni nazionali in nessuno Stato. Dopo innumerevoli manifestazioni per il suffragio femminile, ora possono votare legalmente in ogni Paese che si reca alle urne per le elezioni, anche se esistono ancora delle limitazioni.
Cinque decenni di parate del “Pride” hanno aumentato la consapevolezza dei diritti delle persone LGBTI in tutto il mondo, e c’è ancora molto da fare.
Per queste e molte altre ragioni, protestare è un potente mezzo per promuovere e difendere i diritti umani
Ma vi è di più!
La partecipazione è anche uno dei principi guida della “Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”. Questo trattato afferma che i minori (tutte le persone di età inferiore ai diciotto anni) hanno il diritto di far sentire la propria voce quando gli adulti prendono decisioni che li riguardano e le loro opinioni dovrebbero ricevere il dovuto peso in base all’età e alla maturità. Hanno, inoltre, il diritto di esprimersi liberamente e di ricevere e condividere informazioni. La Convenzione riconosce la capacità dei ragazzi di influenzare il processo decisionale rilevante per loro, di condividere opinioni e, quindi, di partecipare come cittadini e attori del cambiamento.
La partecipazione, alla vita politica e culturale, è un diritto umano fondamentale riconosciuto in numerosi trattati internazionali sui diritti umani, a cominciare dalla “Dichiarazione universale dei diritti umani”, che prevede il diritto di partecipare al governo e alle libere elezioni, il diritto di partecipare alla vita culturale della comunità, il diritto di riunione e associazione pacifica e il diritto di aderire ai sindacati. La partecipazione è anche un principio fondamentale dei diritti umani e una condizione per un effettivo esercizio della cittadinanza democratica per tutte le persone.
Allora mi domando: come mai i politici sono spesso ansiosi di fare appello al voto dei giovani, e poi ottenuto lo scopo non sono più propensi ad ascoltare le loro preoccupazioni?
È questo il fine che giustifica il mezzo?
Curioso come si condanni la protesta in modo netto quasi falsificando i fatti ( “è censura”nel caso della Rocella,”hanno rovinato le vetrine della via della moda” nel caso di Roma con della semplice pittura che va via con un po’ d’acqua…) e trattandoli come teppisti, delinquenti, rimbambiti,drogati senza neanche cercare di vedere quali sono le loro ragioni.
Ebbene non si può cercare la “visibilità mediatica” solo quando ci piace solo quando non subiamo critiche.
Qualunque protesta fatta da ragazzi che non viene capita dagli adulti è sintomo di una crisi sociale da risolvere
Mentre la politica continua uguale a sé stessa a far parlare personaggi imbarazzanti,mentre, migliaia di esseri umani muoiono in guerra e in pace per politiche scellerate consentite da chi ha la pancia piena, chi ha vent’anni e più diritto di noi vecchi nel parlare di futuro viene bollato come “vandalo”?
Ma vi siete dimenticati il 1968?
Abbiate la coscienza e l’ umiltà di tacere.
pH : Fernando Oliva