Genitori manipolatori: l’impatto sui figli

Genitori manipolatori: l’impatto sui figli

Far fronte al difficile compito di riconoscere e fermare la manipolazione genitoriale al fine di  garantire il benessere dei bambini.

Dal Mondo – Fare il genitore è certamente uno dei compiti più difficili. Genitore non si nasce, lo si diventa, spesso commettendo errori, a volte, non volutamente.

In questo articolo voglio parlare dei genitori manipolatori, ma prima, è doveroso illustrare la manipolazione.

La manipolazione è un fenomeno complesso che si manifesta in diverse aree: comunicativa, psichiatrica e criminologica.

Nella comunicazione, la manipolazione mentale è più facile da attuare rispetto alla persuasione, poiché produce risultati non duraturi. Ciò nonostante, è importante fare due distinzioni: la comunicazione persuasiva, che si basa sulla dialettica e sul confronto, e la comunicazione manipolatoria, che coinvolge atti di violenza fisica o psicologica.

In ambito psichiatrico, la riformulazione delle parole del paziente può contenere imprecisioni o prestarsi a una manipolazione a fini terapeutici. Il negoziato emotivo, che si basa sulla gestione positiva delle emozioni, è un processo di comunicazione che richiede tempo e capacità introspettiva da parte del paziente e del terapeuta.

Dal punto di vista criminologico, che si occupa di studiare i comportamenti devianti e le cause che li generano, inclusi quelli legati proprio al fenomeno, la manipolazione può essere un aspetto della violenza di genere, del maltrattamento all’infanzia e di altri fenomeni di abuso.

La teoria dell’anomia di Durkheim e la teoria della devianza di Merton rappresentano due approcci significativi attraverso i quali la sociologia e la criminologia hanno analizzato i fenomeni di devianza. La teoria dell’anomia di Durkheim si concentra sull’assenza o mancanza di norme sociali che regolano i comportamenti individuali, evidenziando come la devianza possa aumentare in situazioni di disorganizzazione sociale. Durkheim associa l’anomia a cambiamenti improvvisi o profondi nella società, sottolineando come un aumento dell’anomia possa portare ad un incremento della criminalità.

D’altra parte, la teoria della devianza di Merton esplora il concetto di devianza come non conformità a norme accettate, evidenziando che la vita sociale è regolata da norme rafforzate da sanzioni. Merton sottolinea che la devianza può svolgere un ruolo positivo nel mantenimento dell’ordine sociale e che la criminalità, entro certi limiti, è un fenomeno sociale normale presente in ogni tipo di società.

Entrambe le teorie riflettono l’interesse della sociologia e della criminologia nel comprendere i comportamenti devianti e la relazione tra devianza e contesto sociale. Esse evidenziano come la manipolazione possa essere un aspetto di questi fenomeni, poiché la devianza e la criminalità possono derivare da una serie di fattori sociali, culturali e individuali che influenzano il comportamento deviante all’interno della società.

Il soggetto manipolatore è colui che manipola psicologicamente un’altra persona, un individuo poco empatico, un approfittatore della debolezza e della poca autostima della sua vittima.

Nelle famiglie normali, i genitori, fonte di amore incondizionato, sono sempre presenti nella vita dei propri figli, aiutandoli a diventare adulti e indipendenti. Nelle famiglie disfunzionali, i genitori manipolatori, sono coloro che crescono i propri figli riversando sugli stessi le proprie insicurezze, individui che esercitano un controllo psicologico attraverso varie strategie manipolative, in modi subdoli, svalutando i figli per soddisfare i propri bisogni attraverso di loro.

Di frequente, troviamo i bambini che pur di sentirsi amati, apprezzati, nascondono la tossicità dei genitori mentendo a sè stessi, e quando la bugia si innesca nella propria mente, questa ammala il corpo, trasformando impulsi e conflitti psichici inconsci, in disturbi organici e funzionali.

Sono bambini ammaestrati, coloro che rimangono legati ai genitori solo compiacendoli, cercando di soddisfare i loro bisogni aspettandosi che l’amore e l’appagamento emotivo provengano dall’esterno. Questi bambini, cresciuti in un ambiente manipolativo, sviluppano una dipendenza emotiva che li porterà a cercare continuamente l’approvazione al di fuori di sé stessi.

La manipolazione affettiva tra genitori e figli si basa sulla confusione tra i bisogni dei figli e i bisogni infantili dei genitori, che possono proiettare sui figli i traumi non risolti del loro passato, comportamento che può generare sentimenti negativi, sensi di colpa e insicurezza, i quali a loro volta, possono portare avanti queste dinamiche dannose anche da adulti.

Nel rapporto genitore-figlio vengono identificate cinque tipologie di manipolazione. La manipolazione omissiva avviene quando il genitore non ascolta il figlio e lo interrompe per perseguire i propri obiettivi. La manipolazione raffinata consiste in comportamenti adottati dai genitori per ottenere vantaggi personali. La manipolazione commissiva si verifica quando il genitore manipolatore si comporta da vittima per attirare l’attenzione del figlio e ottenere controllo su di lui. Il vittimismo è quando il genitore manipolatore si pone come vittima per esercitare controllo sul figlio. Infine, il gaslighting è una tecnica manipolativa che altera sensazioni, percezioni, pensieri, comportamenti ed emozioni della vittima.

I genitori manipolatori rappresentano un grave problema nella crescita e nello sviluppo dei propri figli. La manipolazione psicologica ed emotiva causano danni profondi, compromettendo la salute mentale e l’autostima dei bambini, che possono crescere con difficoltà nel riconoscere i propri valori e bisogni.

Ricordiamo che i genitori hanno il compito di essere guide e punti di riferimento, fondamentali per  il benessere dei propri figli.

 

 

 

Nicoletta Covalea

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