Confcommercio, nel 2023 l’illegalità è costata 38,6 miliardi
ROMA (ITALPRESS) – Nel 2023 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 38,6 miliardi di euro e ha messo a rischio 268 mila posti di lavoro regolari. In particolare, l’abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 7,5 miliardi, la contraffazione per 4,8 miliardi, il taccheggio per 5,2 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6,9 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 3,8 miliardi (stime Ufficio Studi Confcommercio). E’ quanto emerge dall’indagine di Confcommercio, realizzata in collaborazione con Format Research e presentata a Roma durante la giornata “Legalità, ci piace!”.“L’illegalità è una subdola economia parallela che danneggia gravemente le imprese e penalizza l’occupazione. Nel 2023 solo nel commercio e nei pubblici esercizi è costata circa 28 miliardi di euro in termini di perdita di fatturato. Preoccupano in particolare usura, contraffazione, abusivismo e furti: occorre diffondere la cultura della legalità e rafforzare la collaborazione con le forze dell’ordine per assicurare alle nostre imprese un mercato più sicuro, trasparente e competitivo”, ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.Anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha sottolineato l’importanza della cultura della legalità. “Abbiamo uno strumento potente che è quello dell’educazione civica che deve insegnare il rispetto e il valore del lavoro e dell’impresa. Poi c’è il tema di una nuova cultura che deve partire dai giovani, quella dei doveri accanto alla cultura dei diritti. Bisogna anche affermare il rispetto delle regole: la cattiva condotta deve essere sanzionata, la cultura delle responsabilità individuale è fondamentale. La scuola deve insegnare la cultura della regola”. Bisogna partire “dalla base e dai giovani per costruire una cultura del rispetto dei diritti e verso l’autorità”, ha spiegato Valditara. Il ruolo della scuola è importante “anche per valorizzare i talenti di ragazzi” che avevano commesso reati.Per Sangalli, “legalità e sicurezza sono per eccellenza un’istanza collettiva” e “sono un tema dove si misura la tenuta delle comunità e che non trovano mai soluzioni efficaci nelle solitudini”.Sicurezza e legalità, ha aggiunto il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, “sono diritti fondamentali che devono essere difesi e preservati perchè sono il presupposto per la crescita di un territorio. La sicurezza determina la coesione sociale e la vivibilità, questo vale in particolare per chi fa attività economica. Si garantisce sicurezza sui territori difendendo i presidi di legalità, predisponendo delle norme adeguate e rafforzando gli organici delle forze di polizia”, perchè “la sicurezza è un investimento”. Bisogna “difendere i negozi locali, che sono presidio sul territorio: per questo dobbiamo contrastare quel fenomeno di desertificazione”, con “un sistema integrato. Si fa legalità anche attraverso la cultura” e la formazione rivolta soprattutto ai più giovani. “L’usura poi è strettamente collegata alla criminalità organizzata”.Secondo l’indagine, l’usura resta il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 24,4%), seguito da furti (23,5%), aggressioni e violenze (21,3%), atti di vandalismo (21,1%). Più di un imprenditore su tre teme il rischio di essere esposto a fenomeni criminali. In particolare, i furti sono il crimine che preoccupa di più in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (per il 30,4%). Il 22,2% degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che è più elevato al Sud (25,6%). Di fronte all’usura e al racket il 62,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, mentre il 27,1% dichiara che non saprebbe cosa fare.“Il Covid aveva frenato i reati predatori, ma c’è stata una ripresa: questo preoccupa le nostre attività perchè è un fenomeno che ormai è indipendente dalle dimensioni e dalle fragilità dei territori”, ha spiegato Patrizia Di Dio, vicepresidente di Confcommercio con incarico per la Legalità e la Sicurezza. “La contraffazione è un fenomeno insidioso che mina anche l’innovazione e la creatività: come Confcommercio vogliamo coltivare una consapevolezza della cultura della legalità perchè un’impresa sana è anche opportuna per la qualità e l’efficienza, quindi anche più conveniente per se stessa”.Secondo l’indagine, oltre sei imprese su dieci (il 62,8%) si ritengono penalizzate dall’abusivismo e dalla contraffazione. Concorrenza sleale (per il 59,9%) e riduzione dei ricavi (per il 29,1%) sono gli effetti più pesanti. Un consumatore su quattro (il 24,2%) ha acquistato un prodotto contraffatto o un servizio illegale nel 2023. Di questi, la maggior parte (il 70,6%) ha utilizzato il canale online e circa la metà (il 45,6%) ha effettuato acquisti esclusivamente online. Capi di abbigliamento (64,1%), pelletteria (32,4%) e calzature (31%) restano i prodotti contraffatti più acquistati. La maggior parte dell’intrattenimento (86,4% della musica, film, abbonamenti tv, etc.), dei prodotti di elettronica (65,9%), dei profumi e cosmetici (59,5%) e dei parafarmaci (58,6%) passa dagli acquisti online. L’acquisto di prodotti o servizi illegali è soprattutto collegato a ragioni economiche. Si pensa di fare un buon affare, risparmiando (per il 71,3%), è ritenuto normale ed è utile per chi è in difficoltà economiche (per il 74,4%), si è informati sul rischio di incorrere in sanzioni amministrative (per il 65,5%). Il 66,4% dei consumatori ritiene che sui canali di vendita online sia più facile cadere nella trappola dell’acquisto inconsapevole di articoli contraffatti e al 21,5% degli intervistati è capitato di acquistare online prodotti contraffatti credendo che fossero originali.Un tema di strettissima attualità è il commercio online. Per il Comandante Unità Speciali della Guardia di Finanza, Rosario Massino, “è sicuramente in grande espansione: abbiamo due unità specializzate” che se ne occupano “e sono in prima linea nel monitoraggio. Non ci concentriamo sul singolo episodio ma cerchiamo di intercettare i flussi e le strategie, per disarticolare le filiere, anche internazionali”.
– Foto xi2/Italpress –
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