Le crisi di Biden
di Raffaele Gaggioli
Non è insolito per un Presidente degli Stati Uniti dover fronteggiare contemporaneamente due o più crisi durante la sua permanenza nella Casa Bianca. Nella maggior parte dei casi, il problema principale del Presidente è fare in modo che non venga minata in alcun modo la sua popolarità con l’elettorato americano.
La carriera politica di molti Presidenti è stata infatti bruscamente interrotta o almeno danneggiata a causa dei loro errori nella gestione delle varie crisi.
Joe Biden, attuale Presidente degli Stati Uniti, è quindi ben consapevole che le crisi attualmente presenti in Medio Oriente ed Ucraina, qualora non gestite correttamente, potrebbero impedirgli di ottenere un secondo mandato presidenziale alla Casa Bianca. Nonostante il buon andamento dell’economia americana e le numerose sconfitte elettorali dei suoi avversari repubblicani, la popolarità di Biden è infatti stata compromessa da queste crisi.
L’invasione israeliana della Striscia di Gaza si è rivelata particolarmente problematica per l’attuale Presidente. Da un lato, Biden reputa necessario sostenere a tutti costi lo sforzo bellico dello stato ebraico contro i terroristi di Hamas.
Dall’altro lato, la guerra sta diventando sempre più impopolare negli Stati Uniti e nel resto del mondo. In quasi otto mesi sono morti più di 35.000 palestinesi (non si sa quanti di loro fossero civili e quanti fossero membri di Hamas) e, secondo molte organizzazioni internazionali, la situazione umanitaria in Gaza è oramai catastrofica.
Il supporto quasi incondizionato di Biden per Tel Aviv ha danneggiato gravemente la sua popolarità presso molti elettori, in particolare cittadini arabo-americani e studenti universitari. Numerosi campus universitari sono stati paralizzati dalle proteste e Biden rischia di perdere il supporto necessario per vincere le prossime elezioni presidenziali.
Peggio ancora, le operazioni israeliane in Gaza stanno causando una crescente rottura diplomatica tra gli Stati Uniti e molti suoi alleati. Karim Khan, Procuratore capo della Corte penale internazionale (ICC), ha infatti chiesto di emettere un mandato di arresto internazionale contro Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, rispettivamente il Primo Ministro e il Ministro della Difesa di Israele, accusandoli di aver commesso crimini di guerra in Gaza.
La scelta di Khan è stata condannata quasi immediatamente da Biden ma è stata accolta più positivamente da alcuni alleati americani, tra cui la Francia e il Belgio. Altri, tra cui la Spagna e la Norvegia, hanno addirittura deciso di riconoscere la Palestina come uno stato indipendente.
Per ora, Biden sta cercando di risolvere diplomaticamente il conflitto. Nella sua ultima proposta, Biden ha suggerito una tregua di sei settimane per permettere il rilascio dei rimanenti ostaggi israeliani in Gaza (meno di 100 sarebbero ancora in vita) e il ritiro delle forze armate israeliane dalle principali città del territorio palestinese.
Il governo americano spera che questa tregua possa permettere la riapertura dei varchi lungo il confine tra Gaza e l’Egitto e l’arrivo di aiuti umanitari in Rafah e altre città dove si trovano i rifugiati palestinesi. Biden confida che questo permetterà poi la creazione di uno stato palestinese autonomo.
La proposta di Biden non sembra però avere molte probabilità di successo. Netanyahu teme infatti che un’interruzione nei combattimenti lo costringerà ad organizzare nuove elezioni che lui e i suoi alleati politici non hanno alcuna possibilità di vincere.
Allo stesso tempo, molti osservatori internazionali dubitano che Hamas, il cui principale obbiettivo è la distruzione di Israele, terrà fede alla parola data e non userà la tregua per riorganizzare le sue forze armate.
La guerra in Ucraina rappresenta un ulteriore rischio politico per Biden. Negli ultimi giorni, il Presidente Americano sembra aver deciso che la vittoria ucraina nel conflitto sia politicamente preferibile ad un trattato di pace che avvantaggerebbe la Russia. Washington ha infatti promesso a Kiev che i prossimi rifornimenti militari potranno essere usati per colpire obbiettivi militari in territorio russo.
Un’ulteriore escalation nel conflitto o un’eventuale sconfitta di Kiev potrebbero tuttavia essere usate dai Repubblicani per indebolire politicamente Biden.
L’unica buona notizia per Biden è la recente condanna di Donald Trump, il suo principale avversario politico in vista delle elezioni presidenziali di quest’anno. Una corte di New York ha giudicato Trump colpevole di aver usato nel 2016 i fondi della sua campagna elettorale per mettere a tacere Stormy Daniels, ex pornostar con cui aveva avuto una relazione extraconiugale dieci anni prima.
La condanna potrebbe indebolire ancora di più la campagna elettorale di Trump, già compromessa da altri processi, aumentando le possibilità di Biden di essere rieletto.
Raffaele Gaggioli