Tanti auguri Donald Duck
Era il 09 giugno 1934 quando un buffo papero vestito da marinaretto, figlio dell’irripetibile mano di Walt Disney, fece il suo ingresso nel mondo cinematografico grazie ad una comparsa nel cortometraggio animato La gallinella saggia. Per i suoi 90 anni non possiamo fare altro che regalargli il nostro personale Oscar alla carriera.
Nello scenario animato disneyano il suo ritratto è stato sempre quello dell’antieroe, il personaggio dal linguaggio incomprensibile ma perfettamente comunicativo di un carattere irascibile, sempre alle prese con disavventure che sembrano cinicamente accanirsi, ma che – stoicamente – non accetta con e per orgoglio, pur consapevole che probabilmente ne uscirà malconcio. Ha fatto da contraltare ai più mansueti compagni di avventure come l’ingenuo Pluto ed il Topolino bacchettone, ma, diciamo la verità, noi abbiamo sempre preferito lui, tifato per lui, semplicemente perché vero, in un certo senso umano, ambasciatore delle nostre odissee quotidiane di fronte alle quali è difficile mantenere un approccio zen.
Da semplice comparsa o spalla del già celebre Mickey Mouse, Paperino col tempo riuscì sempre più a far breccia nel cuore e nelle simpatie del grande pubblico, tanto che divenne il personaggio principale di molte pellicole appositamente commissionate alla Disney dal governo statunitense per la propria propaganda bellica.
Uno di questi è il cortometraggio d’animazione Der Fuehrer’s Face del 1943, una rappresentazione in chiave macchiettistica del regime fascista, dove il nostro malcapitato avrà un ruolo da protagonista. Ogni elemento della scena viene raffigurato con i tipici contorni “svastici”, dalle siepi, le nuvole, fino alle lancette dell’orologio. La storia ripercorre una giornata tipo di un operaio nella terra di Nutzi Land. Il suo riposo è disturbato da una “colorita” banda musicale, sbraitante un inno patriottico fastidioso e martellante, che incombe nella sua umile dimora per “accompagnarlo” pacificamente al suo dovere. Già al mattino, non solo il tempo, ma anche ogni gesto deve essere scandito: prima di tutto il saluto a gigantografie sempre lì pronte a ricordare la loro presenza tra le mura di casa, una rapida lettura al Mein Kampf tanto per tenere la mente allenata, e poi finalmente la colazione! Una fantastica fetta di pane alla ciabatta, (dove il nome non vi deve far pensare alla forma…) che per tagliarla occorre una sega…Ma Paperino nasconde un segreto inconfessabile… dalla cassaforte estrae un chicco di caffè che, per preservarlo il più possibile, tiene solo un attimo in infusione, ed una boccetta da cui spruzzarsi nel palato l’aroma di uova e pancetta. Anche quei sapori appartengono al nemico e quindi sono proibiti.
Iniziano così le sue “48 ore di turno giornaliero”, impiegate nell’avvitamento nevrotico di ogive su granate; sul nastro trasportatore scorrono, intervallate, immagini del Fuhrer verso cui scatta un immediato ”Heil Hitler!”, in un ritmo sempre crescente affaticando il povero papero. Ma niente panico…il regime gli è vicino…gli concede una vacanza! Ed ecco che cala un sipario raffigurante scenari alpini in fiore e che fa da sfondo ad un soggiorno letteralmente da cartolina, durante il quale non bisogna dimenticare l’importanza di allenare il proprio corpo, ricreando scenografie dalle croci inconfondibili.
La vacanza è finita. La catena di montaggio riprende, più incessante di prima, e oramai sfinito nel corpo e nella mente Duffy cade in preda ad un esaurimento nervoso che lo trasporta in un delirio onirico, fatto di allucinazioni ancora più surreali del reale.
All’improvviso tutto cessa e Paperino si risveglia nel suo letto trepidante; sulla parete incombe l’ombra dell’ennesima mano alzata del saluto. Ma si guarda intorno e capisce che è stato tutto un incubo, fuori dalla finestra c’è una statua che innalza una fiamma… una fiamma che per 8 milioni di uomini si era spenta.
Nel 1943 questo film vinse l’Oscar come miglior cortometraggio d’animazione, e nel 2004 anche il nostro beniamino riceverà il suo premio personale in occasione dei suoi 70 anni, uno dei più prestigiosi riconoscimenti hollywoodiani: la stella sulla Walk of Fame! Dopo anni di ingiustizie e nevrosi, il nostro Donald ha ottenuto la sua rivincita.
Il messaggio del cortometraggio è dichiaratamente propagandistico, utilizzando una nuova arma con cui ridicolizzare ed indebolire il nemico. In quegli anni anche la leggerezza di un cartone animato si appesantiva delle mostruosità che il mondo stava disegnando.
Forse rivederlo ancora oggi, con gli occhi di bambini adulti, ci permette di ricordare, con un sorriso amaro, quello che non dovrebbe più accadere.