Colonizzazione
Di Letizia Ceroni
Immaginate una grande isola.
Un’isola meravigliosa, circondata da un mare bellissimo e tutta ricoperta da foreste secolari, gli antichi greci la chiamavano “Ichnusa” i romani “Sardinia”.
Un’isola tanto antica da far fatica a ricostruire la sua storia, la sua popolazione parla una lingua propria ed aveva le proprie leggi.
Molti, nell’antichità, hanno provato a conquistarla senza mai riuscire a raggiungere il suo cuore, ma, la sua posizione geografica non è mai stata un vantaggio, anzi, nella maggior parte dei casi, è stata la sua debolezza.
Non esisteva la proprietà privata ma quella collettiva, non c’erano muri a dividere, la terra era di tutti ma, un giorno arrivarono dei regnanti (i Savoia) che si appropriarono di questa terra meravigliosa e di tutto ciò che ci viveva sopra, così, emisero “l’editto delle chiudende” ed iniziarono a costruire muretti per delimitare le proprietà.
Non che prima di questo non ci siano mai state delle diatribe ma, il fatto di creare delle proprietà delimitate, quindi private, provocò lotte e disordini tra la popolazione. Ad aggravare la situazione, ci pensò la tirannia Sabauda per favorire chi si era appropriato dei territori, vi furono rappresaglie nei villaggi, con esecuzioni esemplari per chi non voleva sottomettersi e così nacque il banditismo.
Poi, i tiranni, decisero di trarre il massimo profitto da quella terra di cui si erano appropriati, ad esempio, quelle immense e rigogliose foreste di querce secolari potevano essere sfoltite e il legno di quercia andava benissimo per fare le traversine della ferrovia, ed iniziò così la deforestazione selvaggia che impoverì la terra ed arricchì le casse dei regnanti.
Fecero uno scempio, a tal punto che la popolazione, per sopravvivere, dovette fare della pastorizia la sua risorsa principale.
Ma sui libri di storia, questo non fu mai scritto.
Me lo ricordo il libro di geografia delle elementari, alla Sardegna, alla Sicilia e in genere, alle regioni del sud Italia, erano riservate le ultime pagine, con descrizioni spicce e ristrette delle loro(supposte) scarse risorse, nemmeno una riga su cultura e tradizioni, relegate a “terre di pastori e banditi” dove si sottintendeva uno scarso livello di istruzione.
Una denigrazione consapevolmente voluta.
Ci furono le guerre e, al termine della seconda guerra mondiale, negli anni 50, i governanti si ricordarono che c’era un’isola in mezzo al mediterraneo adattissima ad essere sfruttata per le servitù militari, un altro, salato, tributo da pagare allo stato
Tanto…. Si trova lontano, è un’isola, del resto le discariche, più lontane sono e meglio è e chi le sfrutta, paga l’affitto. E gli abitanti? Gente di poco conto.
A tutt’oggi, in Sardegna, ci sono 31 servitù militari, alcune adibite alle esercitazioni Nato e a nulla servono e sono servite le proteste del popolo sardo.
Vengono bombardate zone con siti archeologici, nei paesi limitrofi tremano i vetri delle finestre e si sentono i colpi come se ci fosse una guerra. Le esercitazioni con munizioni all’uranio impoverito sono causa di un elevato numero di patologie da radiazioni, anche il bestiame viene contaminato.
Oh, certo , il mare è meraviglioso, le radiazioni non si vedono e chi fa le esercitazioni, paga un affitto allo stato, circa 50.000 euro l’ora.
Ma tutto questo ancora non basta, hanno scoperto che, oltre alle servitù militari e allo sfruttamento indiscriminato delle coste (la maggior parte degli imprenditori che hanno costruito alberghi non sono sardi, nemmeno tutto il personale impiegato) hanno scoperto che in Sardegna c’è sempre il vento, bocconcino succoso per le lobby delle energie alternative se si considera che una pala eolica off shore (quelle installate in mare) può fruttare dagli 800.000 a 1.200.000 euro l’anno e quelle on shore (a terra) poco di meno. Non solo per l’eolico ma pure per il fotovoltaico, visto che ci sono ampi spazi da sfruttare. Il progetto sarebbe di 3000 pale eoliche disseminate senza alcun rispetto per il territorio e i suoi siti di importanza storica e archeologica. Per non parlare del territorio sottratto all’allevamento e all’agricoltura nel caso del fotovoltaico.
Non tengono conto nemmeno dell’impatto ambientale con il conseguente disastro ecologico, violando un ambiente con un delicatissimo e unico ecosistema, pericolosissimo per gli uccelli migratori.
Ma pensate che tutta l’energia prodotta verrà sfruttata dagli abitanti? Nemmeno per sogno, a loro ne verrà assegnata una infinitesima parte, perché, attraverso cavi marini, verrà portata in altre regioni della penisola e non solo.
In conclusione : immaginate una bellissima isola in mezzo al mar Mediterraneo che sembra un paradiso incontaminato ma che in realtà è molto malato, la sua malattia si chiama colonizzazione.
Un’isola meravigliosa, circondata da un mare bellissimo e tutta ricoperta da foreste secolari, gli antichi greci la chiamavano “Ichnusa” i romani “Sardinia”.
Un’isola tanto antica da far fatica a ricostruire la sua storia, la sua popolazione parla una lingua propria ed aveva le proprie leggi.
Molti, nell’antichità, hanno provato a conquistarla senza mai riuscire a raggiungere il suo cuore, ma, la sua posizione geografica non è mai stata un vantaggio, anzi, nella maggior parte dei casi, è stata la sua debolezza.
Non esisteva la proprietà privata ma quella collettiva, non c’erano muri a dividere, la terra era di tutti ma, un giorno arrivarono dei regnanti (i Savoia) che si appropriarono di questa terra meravigliosa e di tutto ciò che ci viveva sopra, così, emisero “l’editto delle chiudende” ed iniziarono a costruire muretti per delimitare le proprietà.
Non che prima di questo non ci siano mai state delle diatribe ma, il fatto di creare delle proprietà delimitate, quindi private, provocò lotte e disordini tra la popolazione. Ad aggravare la situazione, ci pensò la tirannia Sabauda per favorire chi si era appropriato dei territori, vi furono rappresaglie nei villaggi, con esecuzioni esemplari per chi non voleva sottomettersi e così nacque il banditismo.
Poi, i tiranni, decisero di trarre il massimo profitto da quella terra di cui si erano appropriati, ad esempio, quelle immense e rigogliose foreste di querce secolari potevano essere sfoltite e il legno di quercia andava benissimo per fare le traversine della ferrovia, ed iniziò così la deforestazione selvaggia che impoverì la terra ed arricchì le casse dei regnanti.
Fecero uno scempio, a tal punto che la popolazione, per sopravvivere, dovette fare della pastorizia la sua risorsa principale.
Ma sui libri di storia, questo non fu mai scritto.
Me lo ricordo il libro di geografia delle elementari, alla Sardegna, alla Sicilia e in genere, alle regioni del sud Italia, erano riservate le ultime pagine, con descrizioni spicce e ristrette delle loro(supposte) scarse risorse, nemmeno una riga su cultura e tradizioni, relegate a “terre di pastori e banditi” dove si sottintendeva uno scarso livello di istruzione.
Una denigrazione consapevolmente voluta.
Ci furono le guerre e, al termine della seconda guerra mondiale, negli anni 50, i governanti si ricordarono che c’era un’isola in mezzo al mediterraneo adattissima ad essere sfruttata per le servitù militari, un altro, salato, tributo da pagare allo stato
Tanto…. Si trova lontano, è un’isola, del resto le discariche, più lontane sono e meglio è e chi le sfrutta, paga l’affitto. E gli abitanti? Gente di poco conto.
A tutt’oggi, in Sardegna, ci sono 31 servitù militari, alcune adibite alle esercitazioni Nato e a nulla servono e sono servite le proteste del popolo sardo.
Vengono bombardate zone con siti archeologici, nei paesi limitrofi tremano i vetri delle finestre e si sentono i colpi come se ci fosse una guerra. Le esercitazioni con munizioni all’uranio impoverito sono causa di un elevato numero di patologie da radiazioni, anche il bestiame viene contaminato.
Oh, certo , il mare è meraviglioso, le radiazioni non si vedono e chi fa le esercitazioni, paga un affitto allo stato, circa 50.000 euro l’ora.
Ma tutto questo ancora non basta, hanno scoperto che, oltre alle servitù militari e allo sfruttamento indiscriminato delle coste (la maggior parte degli imprenditori che hanno costruito alberghi non sono sardi, nemmeno tutto il personale impiegato) hanno scoperto che in Sardegna c’è sempre il vento, bocconcino succoso per le lobby delle energie alternative se si considera che una pala eolica off shore (quelle installate in mare) può fruttare dagli 800.000 a 1.200.000 euro l’anno e quelle on shore (a terra) poco di meno. Non solo per l’eolico ma pure per il fotovoltaico, visto che ci sono ampi spazi da sfruttare. Il progetto sarebbe di 3000 pale eoliche disseminate senza alcun rispetto per il territorio e i suoi siti di importanza storica e archeologica. Per non parlare del territorio sottratto all’allevamento e all’agricoltura nel caso del fotovoltaico.
Non tengono conto nemmeno dell’impatto ambientale con il conseguente disastro ecologico, violando un ambiente con un delicatissimo e unico ecosistema, pericolosissimo per gli uccelli migratori.
Ma pensate che tutta l’energia prodotta verrà sfruttata dagli abitanti? Nemmeno per sogno, a loro ne verrà assegnata una infinitesima parte, perché, attraverso cavi marini, verrà portata in altre regioni della penisola e non solo.
In conclusione : immaginate una bellissima isola in mezzo al mar Mediterraneo che sembra un paradiso incontaminato ma che in realtà è molto malato, la sua malattia si chiama colonizzazione.
pH: opera realizzata dall’ artista e scrittrice Letizia Ceroni