Caos in Francia

Caos in Francia

di Raffaele Gaggioli

Già nel 2022 era chiaro che il secondo mandato presidenziale di Emanuel Macron sarebbe stato molto più complicato del primo. Macron era riuscito ad essere rieletto, ma il suo partito (En Marche) aveva perso la sua maggioranza assoluta nell’Assemblea Nazionale, il principale organo parlamentare francese.

Negli ultimi due anni, il Presidente francese ha quindi dovuto fare ricorso all’articolo 49 della Costituzione Francese che gli ha permesso di approvare molte delle sue impopolari riforme economiche (incluso l’innalzamento dell’età pensionabile) senza l’approvazione del Parlamento francese.

Non sorprendentemente, la strategia di Macron non ha aumentato la sua popolarità presso gli elettori francesi. Il Front National di Marine Le Pen è stata quindi la forza politica che più è riuscita a sfruttare la situazione a suo vantaggio.

Il partito di estrema destra francese è infatti cresciuto notevolmente nei sondaggi, come dimostrato dalle recenti elezioni per il Parlamento Europeo. Il FN ha ottenuto il 34% dei voti, più del doppio rispetto ad En Marche, divenendo così il più grande partito francese nell’Europarlamento.

Anche se questa vittoria era già stata prevista per mesi da molti analisti, nessuno si poteva aspettare la reazione di Macron. Il Presidente Francese ha infatti sciolto l’Assemblea Nazionale e annunciato nuove elezioni per il prossimo 30 giugno e 7 luglio poche ore dopo la chiusura delle urne europee.

In realtà, Macron sta solo anticipando l’inevitabile. Secondo alcuni analisti, il Presidente francese sarebbe stato infatti costretto ad organizzare nuove elezioni già quest’estate, poiché il suo partito non avrebbe avuto il numero di voti necessario per approvare il nuovo budget statale.

Macron sembra quindi sperare che una potenziale vittoria dell’estrema destra o dell’estrema sinistra spingerà i vari centristi e moderati a votare per il suo partito, come già successo nelle elezioni presidenziali del 2017 e 2022. Tuttavia, molti alleati del Presidente francese ritengono che Macron abbia commesso uno sbaglio.

Per cominciare, la decisione di Macron ha preso di sprovvista il suo stesso partito. En Marche ha già annunciato che non presenterà alcun candidato in circa cento delle 577 circoscrizioni territoriali francesi, citando l’inabilità di trovare figure adatte in tempo per la chiusura delle liste elettorali.

Allo stesso tempo, il Front National sembra essere stato avvantaggiato da queste elezioni anticipate. Secondo i sondaggi più recenti, il partito della Le Pen potrebbe ottenere tra il 30 e il 34% dei voti, divenendo così il più grande partito in Francia.

Questo non significa però che Jordan Bardella, braccio destro della Le Pen, diventerà Primo Ministro dopo le elezioni. Secondo i sondaggi sopracitati, il Front National avrebbe bisogno di circa quaranta seggi in più per poter effettivamente avere una maggioranza nell’Assemblea Nazionale e formare così un nuovo governo.

Il Front National dovrebbe quindi allearsi con un altro partito di destra per poter ottenere il numero di seggi necessario. Le opzioni a disposizione di Bardella sono però sia limitate, sia contraddittorie.

La scelta più ovvia sarebbe il partito Reconquête di Éric Zemmour, da molti considerato l’unico politico francese più a destra della Le Pen. Tuttavia, i rapporti tra le due forze politiche non sono mai stati particolarmente cordiali, specialmente a seguito delle elezioni presidenziali francesi del 2022.

Inoltre, secondo i sondaggi Reconquête potrebbe ottenere meno del 3% dei voti, ossia un numero quasi insignificante di seggi nel Parlamento francese. La Le Pen potrebbe anche considerare questa alleanza sconveniente, in quanto rischia di alienare potenziali elettori più moderati.

La seconda opzione sarebbe il partito gaullista de Les Republicains, il cui leader Eric Ciotti ha espresso supporto per un’alleanza con il Front National. Sfortunatamente per la Le Pen, la decisione di Ciotti sembra aver innescato un’autentica guerra civile all’interno del partito di centro-destra.

La leadership de Les Repubblicains ha infatti votato per l’espulsione di Ciotti a seguito della sua proposta, ma il politico francese è stato poi reinstallato come leader del movimento dopo aver fatto ricorso in tribunale. La campagna elettorale del partito ha quindi assunto toni quasi schizofrenici a causa di queste tensioni interne.

Sia l’indebolimento, sia l’eventuale divisione de Les Republicains appaiono oramai inevitabili, minando così l’efficacia di una possibile alleanza tra Ciotti e la Le Pen.

La sinistra francese è in una situazione simile. Da un lato, l’alleanza del Nuovo Fronte Popolare farebbe ottenere ai diversi partiti di sinistra circa il 28% dei voti. Dall’altro lato, i diversi membri dell’alleanza sono in disaccordo su numerosi punti, incluso il supporto militare all’Ucraina e quale posizione adottare nei confronti del conflitto tra Israele ed Hamas nella Striscia di Gaza.

Più di un osservatore politico ha fatto notare che Nupes, la precedente alleanza di sinistra, era collassata per lo stesso motivo pochi mesi dopo le Elezioni Presidenziali francesi del 2022.

In mezzo a tutto questo caos politico, si sta facendo strada la figura di Edouard Philippe. Il leader del partito centrista Horizons ed ex alleato politico di Macron spera infatti di formare un nuovo governo grazie all’alleanza politica con i Republicains opposti alla Le Pen e i partiti di sinistra più moderati

Indipendente dai risultati di queste elezioni, è oramai chiaro che i prossimi tre anni non saranno facili per Macron e che i diversi partiti si stanno già preparando per le elezioni presidenziali francesi del 2027.

 

Raffaele Gaggioli

Redazione

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