Toti ed i servi dei poteri forti

Toti, Presidente della Regione Liguria da molti  anni, è stato arrestato ai domiciliari, nell’ambito di una inchiesta della Magistratura che lo accusa di avere riscosso soldi e mazzette di vari io tipo, nonché alberghi di lusso con varie escort, massaggi erotici ecc..,  in scambio di delibere regionali e  favori vari,  fatti ad imprenditori locali.
Alle verità delle intercettazioni e fotografie che lo riprendono mentre prende le mazzette,  che lo inchiodano ed accusano di aver messo i suoi poteri a disposizione degli interessi dei poteri economici esistenti nella sua regione, in cambio di soldi  ed altro, ha risposto come nemmeno Totò avrebbe fatto,  dicendo di averlo fatto in coerenza con i suoi ideali liberali.
Quello di Toti, non è una recita della commedia all’Italiana, ma fa parte di quello spaccato del capitalismo che governa e dirige le scelte politiche ed amministrative attraverso la corruzione o la sudditanza dei governanti, che come Toti al governo Regionale, ma anche Nazionale (vedi Salvini e la legge che deregolamenta i contratti pubblici, o le scelte per il ponte sullo stretto) od anche le scelte fatte dal governo di Berlusconi che cedette ai Benetton la gestione del Ponte Morandi, è lo stato che garantisce la borghesia contro gli interessi delle classi subordinate.
Gli imprenditori locali che hanno corrotto il Governatore, guardano anche e soprattutto ai fondi del PNRR stanziati per i progetti della nuova diga foranea di Genova ed al progetto del terzo valico ferroviario. Una pioggia di miliardi che ha acceso gli appetiti dei grossi capitalisti, i quali sollecitano e “lubrificano” l’intero apparato politico ed amministrativo a tutti i livelli.
I fondi europei che hanno una scadenza a fine anno 2025, devono essere accompagnate da precise capacità di spesa delle Regioni, con gli imprenditori che con i loro artigli spingono sugli amministratori affinché sia permesso loro di fare la “grande abbuffata”.
La vicenda di Toti aveva visto la Procura chiedere di rinchiuderlo in prigione per il rischio di reiterazione del reato, ma come sappiamo in Italia è più facile che vada in prigione un ladro di polli che un potente politico o industriale.
Genova con il suo importante porto nel “Triangolo Industriale”, cuore produttivo del capitalismo italiano, riproduce a livello locale una inchiesta che ha valore nazionale in quanto si tratta di lavori per infrastrutture strategiche, attese da decenni soprattutto a causa di una borghesia locale litigiosa ma avvinghiata alla rendita portuale e con un establishment economico e politico nazionale del tutto inadeguato ad affrontare la competizione internazionale dettata soprattutto dall’irruzione della Cina nello scacchiere, alla ricerca del massimo profitto come ha dimostrato anche la vicenda del Ponte Morandi.
Quello che si è verificato a Genova, molto probabilmente avviene anche in altre Regioni e a livello Nazionale, perché come già sostenevano Engels e Marx: “Lo Stato garantisce la borghesia nei confronti del proletariato, la protegge nelle relazioni estere e la tutela affinché  gli interessi dei singoli o  gruppi capitalistici, diventino  gli interessi di tutta la società”, appunto l’ideologia liberale del corrotto Toti.
Umberto Franchi

Redazione

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