Inizia l’era Starmer in Uk: maggioranza assoluta per i laburisti, conservatori puniti dopo 14 anni

Inizia l’era Starmer in Uk: maggioranza assoluta per i laburisti, conservatori puniti dopo 14 anni

Ieri si sono svolte le elezioni politiche nel Regno unito: il risultato una sconfitta schiacciante per i Tory fermi a 119 seggi, ai laburisti invece 411 seggi. Anche i liberaldemocratici fanno un grande ritorno con 71 seggi, dopo un decennio in punizione. Non poteva mancare la svolta a destra però, l’euroscettico Farage e il suo partito Riforma conquistano quattro seggi.

Oggi arriverà un nuovo premier al numero 10 di Downing Street: Keir Starmer. Il segretario laburista ha guidato il suo partito cambiato a una vittoria incredibile, dopo 14 anni che esso si siede sui banchi dell’opposizione. La vittoria che ha ottenuto gli conferisce una maggioranza ampissima per varare riforme di natura anche più radicale: rimane però il dubbio su quel che farà durante il suo mandato. A fine di una battaglia elettorale combattuta non tanto sui programmi quanto sulle emozioni del popolo, c’è ancora da capire che uso farà Starmer della sua maggioranza assoluta di quasi duecento. Tra le proposte elencate nel programma politica del partito, c’era la nazionalizzazione del mercato di energia elettrica e gas, a distanza di 30 anni dalla prima apertura all’influenza del mercato libero.

I risultati finali svelano tuttavia alcuni cambiamenti nella società britannica, in un risultato elettorale paragonabile solo a quello del 1997 quando vinse il giovane Tony Blair. Anzitutto, l’affluenza alle urne si è vista tracollare, arrivata solo intorno al 60%, a seguito di una campagna elettorale che è stata nominata noiosa e poco stimolante. La cifra di 60% si paragona al quasi 70% delle due elezioni scorse.

I nuovi politici laburisti, una volta arrivati nei corridoi della Downing Street, dovranno anche badare a un altro fatto notevole: i consensi per labour sono rimasti sostanzialmente fermi quando paragonati alle scorse elezioni (allora una vittoria conservatrice). Il partito di Starmer accolse più voti cinque anni fa, passando oltre quota dieci milioni, di quanto non abbia attratto ora. In questo contesto l’opposizione ai laburisti ha, invece, subìto una scissione, con l’arrivo sulla scena dell’euroscettico Farage – faccia che da qualche anno non si vedeva più – che è riuscito a rubare migliaia di voti ai conservatori. Risultato di tutto ciò: maggioranza schiacciante per labour in un paese stanco delle crisi interne dei conservatori.

Alcuni personaggi conosciuti della vecchia guardia conservatrice si trovano da oggi, senza seggio, e chiuse fuori dal parlamento: ex ministri, come il tory stereotipico per eccellenza Rees-Mogg, ex ministra Mordaunt, nonché ex premier Liz Truss non ci saranno più. Altri invece sono riusciti ad aggrapparsi nonostante l’uragano laburista, ad esempio l’ex segretario del partito Iain Duncan Smith nel suo collegio della periferia londinese. Sono arrivate oggi in mattinata le dimissioni ufficiali di Sunak da segretario di partito: la scelta della nuova guida si dovrà fare però da un bacino di candidati di dimensioni molto ridotte, con alcuni esponenti dell’ala più moderata sconfitti durante lo spoglio di stanotte.

C’è pure da dire sui più piccoli partiti: i verdi, fermi su un solo seggio da oltre un decennio, ne hanno conquistati altri tre. Inoltre, la nuova incarnazione del movimento politico di Farage –  fautore del progetto della Brexit –  è riuscita a convincere oltre il 10% dei votanti, facendosi eleggere in solo quattro seggi. Questi partiti più piccoli, che però non mancano di elettori, saranno i più attivi a combattere per un sistema proporzionale, in un contesto che attualmente adopera un sistema puramente maggioritario.

Stamane invece si svolgeranno tutte le procedure cerimoniali – come vuole la prassi – per l’insediamento del nuovo premier e del suo gabinetto: già in mattinata il primo ministro uscente Sunak incontrerà re Carlo, e poi toccherà al nuovo premier Starmer una visita a Buckingham Palace. Entro lunedì ci si aspetta l’inizio dei lavori ufficiali della nuova amministrazione, di cui alcuni rappresentanti sono da tempo in contatto con i più alti funzionari dello Stato per evitare che possibili nodi arrivino al pettine nei momenti più cruciali.

 

di O. Hearn

Oliver Hearn

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