Tutti contro Biden
di Raffaele Gaggioli
La tendenza di Joe Biden a commettere gaffe è ben nota. Sin dall’inizio della sua carriera politica nel 1973, i discorsi politici dell’attuale Presidente americano sono stati caratterizzati da errori, perdite del filo del discorso e in alcuni casi dalla confusione di alcuni nomi con altri.
Sin dalla sua elezione alla Casa Bianca nel 2020 e, soprattutto, dall’inizio della sua campagna elettorale per un secondo mandato presidenziale, questa tendenza di Biden sta però creando non pochi problemi al suo governo e al Partito Democratico.
A 81 anni, Biden è dopotutto il più anziano Presidente nella storia degli Stati Uniti d’America. La sua età avanzata è sia motivo di preoccupazione per molti elettori, sia un ottimo strumento di propaganda per i suoi avversari repubblicani.
I problemi di Biden sono iniziati lo scorso 27 giugno, quando ha incontrato il suo avversario Donald Trump per il loro primo dibattito in diretta TV in vista delle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Di fronte a milioni di americani, Biden è apparso debole e confuso al punto da non riuscire a rispondere a molte domande dei moderatori e agli insulti di Trump.
Anche se il Presidente e il suo staff si sono affettati ad assicurare gli elettori che Biden era semplicemente stanco a causa dei suoi numerosi impegni politici, sembra che oramai il danno sia irreversibile. A seguito di questa disastrosa performance, molte personalità politiche e mediatiche hanno iniziato a sostenere che Biden debba essere sostituito da un candidato più giovane.
C’è ovviamente il problema che Biden non sembra intenzionato a rinunciare alla sua ricandidatura. Il Presidente americano sostiene tuttora di essere l’unico in grado di sconfiggere Trump, citando i sondaggi a lui ancora favorevoli.
I suoi tentativi di rassicurare l’elettorato e il suo stesso partito politico hanno però finora ottenuto scarsi risultati a causa di quanto successo durante il recente summit della NATO a Washington. Se da un lato Biden rimane ancora un oratore pubblico molto abile, dall’altro lato le sue gaffe continuano a moltiplicarsi.
Biden è stato in grado di rispondere alle domande dei giornalisti presenti per più di un’ora, ma ha anche chiamato Donald Trump il suo Vicepresidente e ha erroneamente indicato Vladimir Putin come Presidente dell’Ucraina.
25 membri democratici della Camera dei Rappresentanti hanno già chiesto a Biden di ritirarsi, incluso Hakeem Jeffries leader della minoranza democratica in questo organo governativo. Secondo alcune voci, anche l’ex Presidente Barak Obama e l’ex Speaker della Camera Nancy Pelosi starebbero facendo pressione su Biden affinché si ritiri.
Tuttavia, costringere a Biden a ritirarsi creerebbe altri e nuovi problemi al Partito Democratico. Per cominciare, c’è il problema di trovare un nuovo candidato che risulti gradito a tutti gli elettori democratici.
Tra il 19 e il 22 agosto, si terrà infatti a Chicago la convention del Partito Democratico in cui verranno nominati i candidati del partito per le elezioni presidenziali. In circostanze normali, i delegati del partito dovrebbero limitarsi a riconfermare il Presidente in carica e il suo vice.
Tuttavia, il potenziale ritiro di Biden, costringerebbe questi delegati a dover trovare un nuovo candidato in appena tre giorni. A differenza di Biden, questo candidato non verrebbe quindi selezionato in base ai voti degli elettori democratici. Al contrario, il sostituto dell’attuale Presidente verrebbe scelto dai leader del partito, rischiando così di non godere del supporto popolare necessario per vincere l’elezione di novembre.
Il nuovo candidato sarebbe inoltre costretto a ricominciare la campagna elettorale da capo e a trovare in fretta nuovi finanziatori. Quest’ultimo problema è forse già stato risolto, in quanto alcuni grandi finanziatori democratici hanno recentemente sospeso i loro finanziamenti a Biden e promesso che verranno reindirizzati solo verso il suo sostituto.
Per questo motivo, Kamala Harris, attuale Vicepresidente di Biden, è considerata da molti l’unica sostituta accettabile. Harris è stata eletta al fianco di Biden nel 2020, e ha sempre sostenuto la linea politica e strategica dell’attuale Presidente.
In ogni caso, molti membri del partito temono che la convention di Chicago di quest’anno sarà caotica come quella del 1968, mostrando così un Partito Democratico diviso e rafforzando la posizione dei repubblicani.
Per ora, Biden continua a negare di volersi ritirare e preferisce puntare il dito contro i guai legali e le gaffe del suo avversario repubblicano Donald Trump.
Raffaele Gaggioli