Le reticenze di Sandokan e il ritorno al 41 bis
di Maria Grazia Massimiani
Verso la fine di marzo, Francesco Schiavone detto Sandokan, decide di collaborare con la giustizia. Dopo 26 anni di carcere duro, il superboss dei Casalesi interrompe il suo lungo silenzio. Una parentesi breve quella della collaborazione, visto che ad inizio luglio ritornerà al carcere duro.
Arrestato nel 1998 a Casal di Principe, Francesco Schiavone era colui che ha trasformato la camorra ad impresa criminale vera e propria dalle dimensioni importanti. In particolare una sua collaborazione poteva essere un faro su quella serie di intrecci tra mondo imprenditoriale, gestione dei rifiuti e mondo politico. Soprattutto avrebbe potuto chiarire la fine del boss Antonio Bardellino, il cui corpo non è mai stato ritrovato e si pensa sia scappato in Sudamerica.
Durante la breve parentesi di collaborazione con i pm dal 41 bis, Francesco Schiavone riceve la visita di suo figlio Emanuele Libero. Durante il colloquio, il boss domanda al figlio di lasciare Casal di Principe e di trasferirsi altrove. Emanuele Libero è chiaramente contrario al suo pentimento, tanto da rispondere al padre “Devi far ridere i San Ciprianesi, devi far ridere tutti ”. Terminando il colloquio con “ Ci porti sulla coscienza a me e tuo foglio Ivanhoe”. Figlio quest’ultimo non pentito come Emanuele Libero.
Che il figlio possa avere in mente di riorganizzare il clan?
Non ci sono dati utili al momento per prevedere queste mosse ma la forte contrarietà di Emanuele Libero permette di lanciare l’ipotesi.
Attualmente le mezze dichiarazioni rilasciate da Francesco Schiavone sono state dichiarate non utili dai pm antimafia coordinati dal procurato Nicola Gratteri. Questo ha determinato il suo ritorno al 41 bis.
foto Andkronos
