L’intellettuale usa il sapere, patrimonio dell’umanità, “pro domo sua”

L’intellettuale usa il sapere, patrimonio dell’umanità, “pro domo sua”
politico quadro di Antonio Peragine
Per millenni, la testa dei sistemi sociali è stata la politica e la coda la cultura. Ora c’è il serio rischio che uno stato affidato alla sola politica arretri; perché il massimo potere reale ha già cambiato casa.
La cultura è diventata la testa dei popoli, e di conseguenza la politica è passata da governante a governata: senza l’ok di un CTS (comitato tecnico scientifico) il politico non è autorizzato nemmeno a lavarsi la faccia la mattina.
Nelson Mandela diceva che “l’istruzione e l’arma più potente che puoi usare per cambiare il mondo”.
In Italia, dopo tre quarti di secolo di istruzione obbligatoria, possiamo affermare senza paura di essere smentiti che le vere forze dell’ordine sono gli intellettuali, armati di sapere fino ai denti. 
Nella scuola, o prestati all’informazione, alla politica, alla burocrazia, alle professioni, al mercato o alla Finanza, sono sempre gli intellettuali: gli “armati di sapere” a tenere banco.
 
Quelle che chiamiamo “forze dell’ordine armate di pistola e manganello“, sono abilitate a contrastare il disordine, a prevenire l’incendio della guerra civile, ad imporre la pace a mano armata, non certo ad insegnarla e praticarla “formando cervelli” che a pieno titolo possano dirsi “umani“, perché amanti della giustizia, della verità, della solidarietà, della pace.
I soggetti idonei ad acquisire, maneggiare e diffondere il sapere filosofico e scientifico dovrebbero essere sottoposti a selezione preventiva, perché siano consapevoli che l’istruzione è l’arma più potente ed efficace per cambiare in meglio il mondo ma solo migliorando gli uomini; viceversa può essere portatrice di devastazione quanto o superiore alla bomba atomica.
La scuola è il “poligono di tiro” dove si dovrebbe apprendere l’uso “dell’arma del sapere”,  da maneggiare con religioso rispetto in quanto “patrimonio dell’umanità”, da finalizzare al bene comune, e non a l’ingordo arricchimento personale o corporativo, anche se giuridicamente benedetto e tutelato.
Per capire a cosa serve la cultura, gli umani hanno dovuto aspettare da Talete, al Nobel per la pace Nelson Mandela. Millenni di cultura sono serviti a rendere vincenti i popoli sanguinari e perdenti i pacifici. E sulla strada insanguinata della guerra si agita ancora l’intera comunità mondiale, con la speranza che inventino una via alternativa, prima che sia tardi per tutti.
Mandela, col suo pensiero e le sue azioni, ci ha insegnato che il sapere è l’unica “zappa filosofica” in grado di dissodare e rendere vivibile il terreno della pacema va usata in funzione del bene comune, perché se è posta al servizio di Ingordi o sporchi interessi personali o particolariè devastante quanto una pandemia senza vaccino.
Qualunque Popolo può essere indotto a fidarsi dei sottosistemi istituzionali dello Stato tirati a lucido, salvo poi a piangere quando il sistema Stato che è la somma algebrica di tutti gli sprechi e ruberie istituzionali, “bussa a denari” per sfuggire al default; e nel tritacarne del fisco finiscono migliaia di cittadini, famiglie e imprese, chiamate a pagare con la borsa e con la vita per aver creduto ciecamente nel valore dell’onestà, e nella Giustizia di uno Stato di diritto apparente.
Franco Luceri

Redazione

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