Dimostratemi che l’istruzione insegna a vivere onestamente e mi taccio

Dimostratemi che l’istruzione insegna a vivere onestamente e mi taccio
Come giustamente ci ricorda Antonio Gramsci, “l’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari.”
Invece, di potenziali scolari, la cultura attuale se ne tira dietro 8 miliardi, con promessa di  trasformare gli ignoranti in geni, il caos in ordine, la fame in indigestione, la sopraffazione in cooperazione, la guerra in pace, il barbone in banchiere e la devastazione ambientale suicida in rispetto della natura: campa cavallo che l’erba cresce!
Come fosse una scuola di caccia, il mondo della cultura ti insegna a mirare, colpire il bersaglio e raccogliere la selvaggina.
E poiché sono soltanto gli imprenditori sfruttatori e i banchieri strozzini ad avere il monopolio della selvaggina finanziaria non resta che aiutarli a sfruttare i lavoratori, e poi raccogliere il compenso per aver aiutato gli “amatissimi” padroni nell’immane fatica dell’arricchimento.
Nel mondo ci sono due categorie di soggetti: quelli che mangiano e pagano, e quelli che mangiano a spese della collettività, perché improduttivi.
I padroni sono condannati a pagare, altrimenti gli rubano pure le mutande. E poiché sono loro la borsa da cui dipende la vita dell’umanità, il mondo della cultura e l’esercito dei pensatori esiste in quanto si rende utile ai padroni e ai potenti altrimenti non scucirebbero nemmeno una quattro soldi bucata per scuola, stampa e burocrazie assortite.
Proprio come diceva quel tale: se il voto danneggiasse i politici eliminerebbero le elezioni o ci impedirebbero di votare.
Secondo voi, il figlio di un operaio che studia fino a 25 anni per prendere una laurea e un Master, sogna di contribuire filantropicamente alla protezione dei lavoratori sfruttati e squattrinati da cui proviene o si precipita a contribuire all’arricchimento dei padroni dell’economia e della Finanza per incassare compensi almeno dignitosi per sopravvivere?
Nelson Mandela diceva che l’istruzione è l’arma più potente che possa usare chi ha voglia di cambiare il mondo. Ed è verissimo. Sempre che abbia la capacità di osservare come reagisce la natura e l’uomo, ai cambiamenti indotti dalla cultura.
A l’ultimo secolo di cambiamenti culturali, la natura si sta ribellando alla grande a colpi di sconvolgimenti climatici ingovernabili e assassini.
E le reazioni umane indotte dall’istruzione non sono migliori. Perché gli uomini che sanno resistere alla tentazione di guadagnare denaro e potere abusando dell’arma istruzione sono più unici che rari.
Immanuel Kant lo aveva capito in tempi non sospetti, che: “non c’è virtù così grande che possa essere al sicuro dalla tentazione”.
Per millenni i cambiamenti mondiali sono stati quasi impercettibili perché dell’arma istruzione si è fatto sempre un uso moderato e persino insignificante. Mentre nell’ultimo secolo è stata usata e abusata su tutto il pianeta, nei paesi comunisti e nei paesi capitalisti. Perciò la domanda da miliardi di dollari è questa:
Perché la stessa istruzione ha prodotto cambiamenti migliori negli Stati capitalisti che negli Stati comunisti?
Dobbiamo dedurre che l’arma della cultura produce effetti diversi in mano a pedagogisti diversi, popoli diversi e sistemi economici diversi?
Se è così, non è l’arma della cultura a cambiare in meglio il mondo, ma l’intelligenza e l’onestà di chi ha “il porto d’armi culturale” e si accontenta di un dignitoso guadagno, sapendo che l’abuso delle classi dirigenti è suicida: impoverisce il popolo poco armato e fa fallire lo Stato, di qualunque colore politico, sia pure grande quanto l’intero pianeta.
Franco Luceri

Redazione

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