Saffo e la “Cura poetica dei sentimenti”
La poesia, nel suo significato greco latino di “Fare”, “Costruire” e, di conseguenza, nella sua declinazione naturale di “Creazione”, non conosce età né limiti geografici o di genere. Come veicolo in versi di significati, emozioni, passioni o semplici sogni e visioni, il potere evocativo della poesia rimane un dato letterario e artistico incontestabile il quale, a tutt’oggi, persiste nel suo potere di fascinazione ma anche nelle sue capacità di lenimento – duraturo o temporaneo – del “Dolore dello spirito”. Non è una novità psicoterapeutica che la poesiaterapia agisce concretamente sulle componenti emotive tanto di chi la compone quanto di chi l’ascolta, diventando in questo modo uno strumento pragmatico di cura della sofferenza psichica il quale agisce con effetti positivi come altre forme di arteterapia: la musicoterapia o la danzaterapia. La poesia e la scrittura hanno dunque espanso la propria utilità intellettuale divenendo strumento di utilità sociale e finanche sanitaria: la poesiaterapia, come la musicoterapia, agisce in modo monoterapeutico o come integratore ad altre terapie per problemi generalmente emotivi o spirituali.
L’espressione soggettiva dei sentimenti del poeta, forma d’arte poetica o di genere letterario che va sotto il nome di lirica – dall’unione della parola greca lirikè con quella, spesso sottintesa, di poeisis (creazione), quindi “poesia accompagnata dalla lira” – non sarà mai solo un’esigenza di espressione artistica tout court ma troverà,spesso, nelle necessità emotive dell’autore la sua ragion d’essere. Ecco perché non è antiartistico nè antiscientifico affermare che l’arte resterà sempre una bellissima “arma a doppio taglio”,idonea a soddisfare il suo autore nell’espressione visionaria dei propri bisogni artistici ma, anche,a lenire le sofferenze dell’autore stesso senza eludere la capacità non lieve che sia la produzione artistica dell’autore a lenire le sofferenze altrui attraverso la propria musica, poesia, scultura o altro.
Un’attenta osservazione artistica dei secoli moderni e dell’età classica può fornirci validi esempi di quanto la letteratura poetica non solo sia riuscita a trasfigurare i sentimenti più profondi dell’autore in sentimenti universali ma anche ad esorcizzare potentemente i demoni stessi dell’autore attraverso l’espressione del significato stesso di poesia come “Creazione” : potremmo a buon diritto definirla “Creazione catartica”. Per fornire basi a questo assunto si può fare un salto nella poesia classica della c.d. età arcaica, cioè quel periodo letterario partorito dalla Grecia antica in un arco circoscritto di secoli che vanno dall’VIII al VI sec. a. C. In questo contesto il mito si confonde con la realtà ma determinate figure straordinarie di poeti, scrittori e poetesse lascia poco spazio al mito e più alla leggenda senza sminuire o annullare le verità storiche di simili artisti e personaggi. Basti citare due nomi: il poeta Alceo e la famosissima poetessa Saffo di Ereso. Conterranei e, forse, coetanei, entrambi i poeti hanno lasciato al componimento poetico la verità dei loro sentimenti, passioni, sofferenze o momenti di gaia serenità. Saffo e Alceo nacquero nello stesso secolo, il VII a. C. , e sulla stessa isola, Lesbo.
Alceo è rimasto in qualche modo adombrato ma non inferiore a Saffo se quest’ultima rappresenta e ci rimane come il grande fiore poetico dell’antichità,perché poetessa straordinaria e perché donna e, come tale, donna e artista eccezionale. Saffo (630 – 570 a.C.)è forse la più grande poetessa della letteratura greca e certamente tra le più elevate della letteratura universale, d’ogni epoca e nazione. Se l’antichità e l’età moderna hanno accumulato sul suo conto figurazioni, leggende e idee tali da deformarne, in parte, l’immagine vera del personaggio, una volta “liberata” da ogni criticismo di tendenza e opinione, Saffo ci appare per come è stata e vive nell’immaginario artistico sino ad oggi: una grande poetessa che già nella sua epoca scelse la poesia e la scrittura per curarsi e i sentimenti come protagonisti indiscussi della sua produzione. Saffo è una romantica ante litteram che affidò a versi d’insuperata intensità e semplicità i tormenti del suo cuore. L’interesse per la sua biografia si riduce innanzi al suo essersi idealmente autoproclamata affermatrice dell’eterno romanticismo dell’anima femminile ovvero protettrice e difesa dei diritti del cuore e dei sentimenti contro qualsiasi altra considerazione artistica o morale. Saffo non nacque povera: secondo la leggenda e le fonti a noi pervenute, le sue furono origini aristocratiche.
Nata in una famiglia aristocratica dell’isola di Lesbo, dopo un lungo soggiorno assieme alla famiglia in Sicilia, tornò ad Ereso, sua città natale, per fondarvi un tiaso ossia un’associazione prettamente religiosa e protetta dalla legge. Il tiaso promosse sempre il culto di un Dio: solitamente era Dioniso ma, nel caso del tiaso saffico, la sensibilità femminile della poetessa la portò a consacrare la sua aggregazione religiosa alla dea Afrodite dove venivano mandate le giovani figlie di facoltose famiglie per esservi istruite. Da qui la genesi della sua personalità pubblica e della sua poesia sentimentale c.d. melica: la “lirica cantata”.
Saffo, secondo i frammenti rimastici, non era bella. Alcuni suoi celebri versi, “Se la Natura crudele mi ha negata la bellezza…” “Sono piccola e nera” sono illuminanti e furono fonte di tante interpretazioni che nulla tolgono allo spirito complesso e tormentato di Saffo, forse reso ancor più sensibile dalla sua – presunta – figura estetica sgradevole. Fu, forse,la bruttezza esteriore di Saffo a farla respingere dal più grande amore della poetessa, il navicellaio Faone.
Un rifiuto sentimentale e sessuale che sembra aver portato Saffo alla disperazione con la scelta di gettarsi in mare dalla rupe di Leucade. La critica e filologia moderne hanno parzialmente spiegato l’origine di questa triste leggenda mettendone in luce il contenuto più ideale e virtuale che fattuale: “gettarsi in mare da una rupe” era per i Greci dell’età classica un’espressione metaforica popolare che assumeva il significato di liberarsi virtualmente, con l’atto disperato, dalle pene d’amore. Saffo come simbolo dunque di ogni “amante brutto” ma talmente elevato nei sentimenti da lasciare al canto lirico non solo la propria ipersensibilità, il racconto del proprio senso dell’amore ma anche i fatti del proprio dolore. Tormenti d’amore, ricchezza affettiva, tenerezza per le fanciulle del tiaso o affermazione della propria individualità di artista degna di gloria: Saffo può essere considerata l’artista/poetessa dei sentimenti, una passionale pura che amò la sua passione qualunque fu il frutto che ne colse. E certamente utilizzò la poesia come mezzo per esprimerla questa sensibilità romantica estrema, fosse essa fonte di gioia, malinconia o dolore.
Se non ci è data certezza sulla reale bruttezza fisica di Saffo non possono sorgere dubbi sul fatto che la poetessa di Ereso usò la propria arte poetica per cantare le proprie gioie ma anche le più intime confessioni dolorose: usò dunque la scrittura come terapia, confessione dell’anima pur senza eludere il proprio fortissimo desiderio di affermazione di gloria artistica. Ma nonostante le molte confessioni intense e dolorose, prevale sempre nella poesia di Saffo la gioia: gioia di vivere, seppur adombrata da una velata e percettibile malinconia. La bellezza delle giovinette da lei cantate, l’amore per la natura attraverso il ritratto poetico di paesaggi placidi, sereni(come il celebre frammento n° 34 sul plenilunio) esercitano su Saffo un influsso particolare, un languore che l’assopisce ma è sempre una tristezza languida e non tormentosa. Come scrisse un grande filologo a cavallo tra il XIX e XX secolo, Domenico Comparetti, la poesia di Saffo si associa anche per i moderni con “con idee sentimentali, romantiche e poetiche” ed è per questa identificazione rapida della sua poesia con i moti dell’anima che Saffo può ben rappresentare quell’espressione artistica rivolta non solo alla gloria imperitura ma anche all’attenta cura del proprio spirito, sia esso nostalgico, romantico o sereno.
Per sentimento si indica, generalmente, ogni forma di affetto: sia quella soggettiva, cioè riguardante l’interiorità della propria affettività, sia quella rivolta al mondo e alle persone esterne. Saffo, come la gran parte dei poeti e scrittori passati e presenti, usò questa nobile forma d’arte per cantarli questi sentimenti, dando verità e voce a quel genere letterario che ha nome “poesia lirica”, nel quale il componimento poetico esprime i sentimenti soggettivi dell’autore. Saffo è stata certamente una delle prime poetesse liriche della storia della letteratura proprio per la potenza e semplicità del suo “cantare i sentimenti”.
Yari Lepre Marrani
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