Elmerindo fiore al CaMuSAC di Cassino ridisegna i confini dell’Arte Concettuale
di Errico ROSA
(architetto, già docente di Disegno e Storia dell’Arte)
Nel visitare la mostra antologica al CaMusAC di Cassino si vive una singolare immersione nell’inedito universo artistico di Elmerindo Fiore che ridefinisce in chiave personale il concettualismo contemporaneo.
Il percorso espositivo, che traccia la maturazione artistica dell’artista dalla fine degli anni ’60 ad oggi, si configura come un’esperienza che trascende la mera fruizione visiva, trasformandosi in un viaggio del pensiero e dell’emozione umana, dove i visitatori diventano partecipanti attivi di un dialogo aperto tra Arte e Anima. Un itinerario articolato, i cui presupposti spaziano dalle più remote tecniche grafico-pittoriche per giungere alle attuali elaborazioni ottenute con processi fotografici, nella paziente ricerca dello scatto perfetto che catturi l’esito percettivo desiderato.
RIDEFINIZIONE DEL CONCETTUALISMO
Fiore percorre la sua ricerca innovativa sovvertendo l’approccio consolidato del concettualismo nella tradizione Novecentesca. Per l’artista, l’immagine diventa uno strumento indispensabile e imprescindibile per comunicare l’idea artistica, fungendo da ponte tra passato e presente, generando un dialogo unico e stimolante tra forma visiva e contenuto concettuale.
La mostra nel suo complesso si articola in un itinerario attentamente curato: ogni sala si trasforma in un capitolo di una narrazione più ampia ed articolata. Le opere sembrano intrecciare un dialogo silenzioso tra loro, creando una rete di connessioni invisibili che uniscono passato e presente, personale e collettivo. In questo contesto, ogni immagine non risulta mai un elemento isolato, ma parte integrante di un discorso più ampio e interconnesso in cui è possibile rilevare, ancor più nella specifica modalità espositiva, trattazioni che colpiscono ed interrogano maggiormente il visitatore.
SPECULARITÀ E DUALITÀ
Elemento distintivo e ricorrente tra i cicli tematici trattati è la specularità, che si manifesta in diverse soluzioni compositive, assumendo profondi significati psicologici. In alcune opere, l’artista rappresenta figure sfocate, impegnate in una sorta di danza eterea. Il movimento catturato rende l’immagine indistinta, alterando la percezione dell’identità dei soggetti.
Questa tecnica non è solo un espediente stilistico, ma diventa un potente strumento per esplorare la complessità dell’identità umana. Le immagini esposte evocano la dualità dell’essere, il conflitto interno tra aspetti contrastanti della stessa persona e la ricerca di un equilibrio tra forze opposte.
Le figure dell’amazzone a cavallo, poste specularmente, offrono un ulteriore spaccato introspettivo alla ricerca visiva aprendo alla complessità della psiche umana.
La dualità tra positivo e negativo rappresenta le forze contrastanti dell’inconscio e il potenziale controllo su di esse. L’integrazione consapevole di questi elementi contrapposti, simboleggiata dalla simmetria e dalla postura delle amazzoni, è fondamentale per raggiungere l’equilibrio interiore e permettere di dominare tutti gli aspetti della personalità.
Una visione che trova analogie nel misticismo orientale dello Yin e Yang, dove l’armonia scaturisce dall’equilibrio tra forze opposte ma complementari, evidenziando l’universalità di questa ricerca di equilibrio sia nella natura umana come nell’arte.
Autoritratto collettivo e concetto di maschera
L’autoritratto, da semplice rappresentazione personale, si eleva a veicolo di pura espressione concettuale, diventando un pilastro fondamentale della filosofia creativa di Fiore. Questa metamorfosi non rappresenta solo un cambiamento di stile, ma una profonda rivisitazione del ruolo dell’artista e dell’opera stessa. L’autoritratto concepito da Fiore non è mai una semplice riproduzione rappresentativa; al contrario, si trasforma in uno strumento di esplorazione e comunicazione di idee e concetti.
In questo processo, l’artista non si limita a ritrarre sé stesso, inizialmente in modo inquietante e surreale, inducendo peraltro a forti reazioni emotive, ma utilizza la propria immagine come punto di partenza per indagare questioni più ampie legate all’identità, alla percezione e alla natura stessa dell’arte.
L’autoritratto, lì dove risulta privo di identità specifica, diventa un puro “concetto” che si colloca al centro della ricerca filosofica e artistica di Fiore.
I panneggi che coprono il volto o il corpo dei suoi personaggi, che egli definisce autoritratti, fungono da “maschera”, divenendo elementi ricorrenti e simbolici nelle sue creazioni. Queste raffigurazioni invitano lo spettatore a un’identificazione profonda, stimolando una riflessione intima sulla propria storia personale e su quella dell’umanità intera.
Le maschere, non risultano essere semplici accessori decorativi, diventano invece strumenti di indagine profonda dell’identità umana. L’intensità emotiva che si percepisce al loro cospetto e che permea ogni opera, crea una tensione palpabile tra il visibile e l’invisibile, tra ciò che è espresso apertamente e ciò che rimane celato.
Fiore condivide la sua visione di un’arte che non si limita a rappresentare, ma che attivamente crea e plasma identità. Attraverso le sue opere, l’artista si propone di dare voce a storie dimenticate ed emozioni condivise, tessendo un mosaico di esperienze umane che invita ogni spettatore a riflettere sulla propria storia, sulla propria maschera e su quelle dell’umanità intera.
L’esperienza espositiva e il suo impatto
L‘incontro con l’arte di Elmerindo Fiore trascende la riduttiva e semplice esperienza estetica, diventando un momento di profonda introspezione, un’opportunità unica per sperimentare il proprio “Io” attraverso la lente di immagini potenti e concetti che sfidano le convenzioni artistiche consolidate.
La mostra al CaMusAC non è solo un omaggio all’arte contemporanea, ma un invito pressante a riflettere sul suo ruolo sociale nel nostro tempo e sulla sua straordinaria capacità di connetterci a livello personale e collettivo, in modi nuovi, sorprendenti e profondamente significativi.
L’esposizione delle opere di Fiore diventa così un manifesto vivente della ridefinizione del concettualismo, un’esperienza che sfida i visitatori a ripensare il rapporto tra immagine, concetto e identità nell’arte contemporanea, invitandoli ad esplorare le profondità della propria psiche attraverso il potente linguaggio visivo dell’artista.