Elena Matteotti, l’eredità che diventa patrimonio di tutti!
Dario Patruno
In occasione della presentazione del libro “Nascita e morte della democrazia in Parlamento 1920-1924” tenutasi l’11 agosto a Rodi Garganico nell’aula consiliare della “città” garganica, ho avuto l’onore di conoscere e intervistare la Elena, nipote dell’onorevole Giacomo Matteotti figlia di Matteo, Ministro del Turismo e dello Spettacolo dal 1970 al 1972, e del Commercio estero dal 1972 al 1974, ospite dell’evento.
Sono intervenuti, con la moderazione di Rosanna Santoro, oltre al Sindaco di Rodi Carmine D’Anelli, Teresa Rauzino della Società di Storia Patria della Puglia, Vincenzo Russo già procuratore della Repubblica di Foggia, l’autore o meglio il coautore Giampiero Buonomo, consigliere parlamentare del Senato della Repubblica. Insieme a Domenico Arcondizzo, documentarista del Senato della Repubblica hanno pubblicato per Rubbettino editore, questa interessante ricostruzione della vicenda parlamentare di Matteotti e il suo stesso tragico epilogo all’interno del processo di soppressione violenta delle istituzioni dello Stato liberale. La tesi centrale del libro è che il colpo di stato sabaudo-fascista sia stato ideato per chiudere alla democrazia parlamentare, la cui evoluzione in senso occidentale si stava giovando delle riforme regolamentari del 1920-22 sostenute dai socialisti riformisti. L’omicidio Matteotti scaturisce dalla ulteriore necessità di uccidere gli uomini che le istituzioni parlamentari dell’epoca incarnavano, e quindi sarebbero stati sempre una spina nel fianco per la dittatura: rappresentando esse una via d’uscita dalla crisi in direzione del pluralismo decisionale, nel disegno mussoliniano occorreva assicurare la fine delle libertà parlamentari, eliminando un economista di respiro internazionale e un giurista di grande valore che le sapeva usare efficacemente e con sapienza.
Un secolo fa suo nonno veniva assassinato. Suo padre aveva tre anni. Lei è nata nel 1957. Come erede di questo patrimonio di valori umani cosa avverte quando comunica la storia di suo nonno e suo padre cosa le ha raccontato?
Fino a pochi anni fa, quando ancora non era cominciata la mia ricerca personale su mio nonno, non comunicavo volentieri né il mio cognome né la storia di mio nonno semplicemente perché nessuno mi mise al corrente di questa tragedia. L’argomento veniva evitato, quasi una sorta di tabù, una memoria sepolta che certamente non mi ha aiutato. Mi sfugge il motivo per cui tutto ciò è successo. Mi dissero poi che fu per proteggermi ma io non credetti a questo. Il fatto è che non puoi raccontare una storia che non conosci e non ti hanno raccontato se non sui libri di scuola.
Ora sto recuperando questo vuoto e questa mancanza con l’aiuto di tante persone e sto rimettendo insieme i pezzi di una storia che mi appartiene e sono grata!!
Avere una memoria significa anche recuperare un’identità e solo ora posso e devo raccontare questa storia con orgoglio coraggio e verità.
I valori della democrazia parlamentare ancora inattuata pienamente devono trovare nuovi attori e riesce ad individuarne alcuni nell’attuale legislatura?
La democrazia parlamentare per cui mio nonno si è battuto ora non esiste o forse va ridefinita e non vedo figure o attori che possano garantirla.
Mancano proprio le premesse perché ciò avvenga!
I diritti dei lavoratori e delle classi disagiate, penso alle migliaia di precari, non rischiano di diventare l’eredità per i quali suo nonno come socialista si spendeva?
Nessuno sta garantendo i diritti dei lavoratori ci vorrebbe un altro Giacomo Matteotti ma anche qui bisognerebbe capire chi sono e quali sono i bisogni ed i diritti dei lavoratori.
Credo che ognuno di noi debba conservare questa eredità e tradurla in azione prima che sia troppo tardi. Ridefinire chi sono le classi disagiate. Il nostro compito è non disperdere questa eredità, visto che il governo non lo fa.
Evgenija Ginzburg internata nei gulag russi dette alle stampe nel 1967, “Viaggio nella vertigine” edito da Mondadori, percorso di una donna che attraverso il dolore e la lotta per la sopravvivenza si libera dall’ideologia per aprire gli occhi su un’amara realtà. A distanza di tanti anni sente di poter pronunciare la parola Misericordia verso mandanti e carnefici di suo nonno dopo aver cercato per anni la giustizia?
Ancora non riesco a pronunciare la parola misericordia, è ancora fresca la ferita e ancora tanto da capire! Forse con il tempo ma forse mai. Forse se il governo attuale prendesse posizione e non vedessi sempre dei rigurgiti. Bisognerebbe rivedere la storia con occhi diversi ma ora non ci riesco…e sono comunque storie diverse.
Con questa bellissima riflessione densa di pathos, mi congedo da una bella persona che continua a trasmettere un messaggio di straordinaria attualità che rende migliore il modo di percepire le istituzioni vicine alle esigenze delle persone. Il legame con la città garganica è data dalla figura del pubblico ministero che indagò con onestà intellettuale sul delitto, Mauro Del Giudice nato a Rodi il 1857.
La riforma costituzionale del premierato ne faccia tesoro e legga il volume proposto in questo Seminario di studio come una via maestra cui ispirare la valorizzazione del parlamento, organo legislativo per eccellenza, spesso svilito a organo ratificatore di decisioni prese altrove.