‘E’  arrivato a un momento importante il processo dei giudici di Palermo contro Salvini, nel 2019 ministro dell’interno

‘E’  arrivato a un momento importante il processo dei giudici di Palermo contro Salvini, nel 2019 ministro dell’interno

‘E’  arrivato a un momento importante il processo dei giudici di Palermo contro Salvini, nel 2019 ministro dell’interno.

I pm hanno formulato una richiesta di condanna a sei anni di galera. Pochi se si considera che rischia sino a quindici anni di carcere. Molti se si considera che non è chiaro se si sia trattato di reato. I fatti riguardano una delle tante navi di ONG che Salvini tratteneva per giorni prima di farle sbarcare. Secondo la difesa di trattava di una decisione del governo che tratteneva i migranti a bordo in attesa di avere da altri stati un impegno a farsene a carico Una redistribuzione che era stata concordata con altri paesi fra cui Francia e Germania. Gli stati, che in realtà non volevano farsi carico di troppi migranti, tardavamo a rispondere.

Colpevoli anche loro? Purtroppo per Salvini l’ex presidente del Consiglio Conte non ha confermato questa tesi. Anche se la stampa parlava frequentemente delle telefonate di Conte ai ministri degli altri paesi per formulare le richieste e sollecitare le risposte. Conte probabilmente non era favorevole a ritardare la assegnazione del porto sicuro. Nel caso della Open Arms si arrivò a trattenerli per diciannove giorni. Tanti sicuramente. Durante il processo è stata interrogata anche la Lamorgese, che sostituì Salvini con il governo Conte 2. Anche lei ammise che per varie ragioni organizzative si facevano aspettare le navi per diversi giorni. Lei era arrivata a tredici. Ma nel caso di Salvini la differenza sta nelle motivazioni. Difesa dei confini dice lui. Propaganda elettorale sostiene l’accusa. In altre parole Salvini si era accorto che ritardare gli sbarchi e parlare di “porti chiusi” faceva crescere il consenso elettorale, che alle europee del 2019 aveva raggiunto il 33%. Questa la motivazione della accusa.

Che aggiunge comunque che i diritti umani sono prioritari di fronte a qualsiasi altra motivazione, anche la presenza di terroristi sull’imbarcazione. Una nave di salvataggio può essere considerata un posto sicuro solo temporaneamente. Insomma: tredici giorni si. Diciannove no.

Naturalmente la parola adesso va alla difesa che ha sempre sostenuto che si trattava di una scelta politica del governo. Portando la relativa documentazione. Il processo comunque è alle battute finali. Salvini è a piede libero perché non può reiterare il reato. Se dovesse essere condannato probabilmente ricorrerebbe in appello. Ma si tratterebbe comunque di una sentenza che lascerebbe il segno nella giurisprudenza e nella politica. Perché a questo punto non è più chiaro quali delle azioni che anche questo governo mette in atto possa essere considerata legale e quale no. L’avvocato difensore ha sottolineato che a suo parere si tratta di una richiesta “politica”.

Attilio Runello

Redazione

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