La disinformazione fornisce popoli impotenti agli sfruttatori

La disinformazione fornisce popoli impotenti agli sfruttatori
Scegliere ogni giorno un problemino quanto una “capoccia di spillo” e puntare i riflettori su quello, è un modo disonesto di lucrare profitti a tempo indeterminato sull’informazione parziale, che invece di indirizzare e costringere la politica a sanare il sistema, la induce a rattopparlo arginando gli effetti invece di rimuovere le cause.
In questo modo, dalla fine del nazismo alle attuali “democrazie”, lo sfascio e il mal governo sono diventati una miniera d’oro per potenti, ma devastanti per il pianeta e assassini per l’umanità.
Milionate di apprendisti stregoni continuano a promettere fino alla nausea pace e benessere crescente per tutti; mentre piovono bombe di tutte le razze, e con la minaccia di quelle atomiche sempre incombente.
Dov’è la scelta sbagliata che rischia di spingere verso il baratro tutti gli 8 miliardi di umani? È sbagliata l’istruzione, l’informazione, la burocrazia, la politica, la finanza, il mercato o cosa?
A queste domande urge risposta vera, se si vuole passare dalla informazione parziale (che Aristotele definiva “falsa”) alla informazione utile a centrare la causa di sfascio totale del sistema Stato, e sia pure in estremis, tentare una manovra di salvataggio o quantomeno di contenimento del danno.
Perché la stagione gattopardiana del “cambia tutto perché tutto resti com’è”, produttivo per ciarlatani e strozzini e fallimentare e letale per contribuenti tartassati e utenti e clienti truffati; ahinoi, è scaduta almeno da mezzo secolo.

Nel mondo, milioni di intellettuali arricchiscono garantendo di conoscere scientificamente un problema. Ma sanno fare solo profitti crescenti da custodi di quel problema in attesa che si trasformi in catastrofe ancora più produttiva.
In Italia l’immigrazione è iniziata nel 1970. In 54 anni il problema è diventato “apocalittico” ovunque, non solo per gli italiani , ma sorgente inesauribile di profitti, per ciarlatani, truffatori e sfruttatori nazionali e internazionali.

La conoscenza di un singolo problema, peggio se presentato come prioritario, genera solo danno sociale, visto che per decenni si lucrano guadagni descrivendo i guasti e aspettando che incancreniscano e diventino filone aurifero.
Il contadino non guadagna perché descrive i suoi prodotti, ma solo dopo averli consegnati, chiede e ottiene il meritato guadagno. 
Il pescatore non ti mostra il pesce e ti presenta il conto.
Il pastore non vuole essere pagato per averti fatto annusare latte o formaggio. 
Il boscaiolo non ti mostra l’ascia e stende la mano per l’incasso, senza mai consegnarti la legna.
Invece gli intellettuali, che dovrebbero essere i produttori e fornitori di soluzioni scientificamente risolutive, guadagnano perché garantiscono a parole di conoscere la causa del problema “ammazza popoli”; e hanno ragione da vendere, posto che quel problema se lo sono piantato e coltivato loro, e se lo conservano per lucrare profitti crescenti sulle disgrazie crescenti dei popoli.
Come arricchire il popolo italiano di pensionati e di centenari (per non parlare dei babypensionati) e impoverirlo di neonati, tanto da rischiare l’estinzione dell’etnia italica per crollo demografico.
E il conseguente fallimento dello Stato per l’esplosione della spesa previdenziale e sanitaria per mantenerli e curarli, che poi scaricata tributariamente sulle piccole imprese le condanna al fallimento, e alcuni imprenditori persino al suicidio.
Definire “cannibalesco” l’esercizio del potere delle classi dirigenti della cultura e della politica, che legittimano e aiutano multinazionali e banche a spremere i popoli con prezzi e tassi rapina, è persino riduttivo.
È urgente introdurre la responsabilità corporativa delle classi dirigenti, complici del mondo finanziario, che nell’ultimo mezzo secolo ha reso la politica suicida, spacciandola per democratico autogoverno del Popolo, ma che in mano ai “filantropi del potere”  finisce regolarmente cornuto e mazziato.
Franco Luceri

Redazione

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