Leva agricola: scelta politica o “folkloristica”?
di Martina Paiotta
Negli ultimi giorni, ha fatto un certo clamore l’ultima “trovata” del Ministro Lollobrigida, che ha esortato una parte della popolazione a “servire la Patria” anche da un punto di vista “più rurale”. Una notizia che apparentemente può risultare comica ma anche inverosimile, ma che in realtà lascia spazio ad altro tipo di immaginazione, ad un’immaginazione decisamente più “nostalgica”.
Non a caso, nel lontano 1925, e cioè quasi 100 anni fa, fu proclamata da Benito Mussolini la c.d. “Battaglia del Grano”, una campagna politico-propagandistica con lo scopo di intensificare la produzione di grano, e, di conseguenza, ridurre le importazioni dello stesso dall’estero, con l’obiettivo di rendere il Paese autosufficiente da questo punto di vista, coerentemente a quelli che erano i principi dell’Autarchia. Numerosi furono così i cittadini che si offrirono volontari per sostenere personalmente il progetto, lavorando intensamente nei campi.
Lo stesso Mussolini fu fotografato, a scopo propagandistico, mentre lavorava a fianco dei contadini, di professione o volontari improvvisati: In sostanza, “poca roba seria”: è infatti del tutto plausibile, e anche ragionevole, che il Ministro abbia fatto una simile proposta non tanto perché parte di un progetto concreto, piuttosto perché evoca, alla mente di centinaia se non addirittura migliaia di cittadini “malinconici del passato”, un’immagine che può risultare, per i suddetti, sufficientemente “folkloristica”. In altre parole, sembra trattarsi non tanto di un obiettivo politico concreto, quanto più di una scelta, se non addirittura strategia, di Marketing per aumentare il consenso da parte di quel determinato target della popolazione.
Una scelta, peraltro, che ha perfettamente raggiunto l’obiettivo cui mirava: far discutere e generare, quindi, un certo “clamore”.
Che il Governo Meloni sia “prossimo alla crisi”? Non lo sappiamo, ma certo è che si è rivelato piuttosto deludente: in teoria, sarebbe dovuto essere un Governo fortemente euroscettico e “anti-atlantico”, e che avrebbe invece dovuto esaltare il “nazionalismo italiano” ma, nei fatti, pare che la Meloni si sia voluta allineare a quello che è il “mainstream internazionale” per non “mettere a rischio il posto”. Una scelta che ha deluso non solo le aspettative di gran parte dei suoi elettori, ma anche i cittadini in generale, che si attendevano strategie completamente diverse, che avrebbero potuto invece rilanciare l’Italia non solo sul piano europeo, ma anche internazionale.
Insomma, una gran brutta figura per Giorgia Meloni, che ha tradito il suo tanto decantato nazionalismo, elogiato e ribadito in ogni singolo comizio elettorale.
Ve la ricordate in Spagna al supporto del Partito Vox? Per completezza infatti è bene affermare che si sia rivelata deludente perfino nei confronti dei suoi “fan” stranieri.
Era oramai divenuta un “meme internazionale”, vittima del suo stesso estremismo: ci si chiedono, a questo punto, i veri motivi del drastico cambio di rotta.
Tuttavia, conoscerne i motivi non cambia molto la situazione in cui l’Italia oramai versa: negli ultimi tre anni, pare che la penisola infatti sia diventata ancora più succube del Governo Statunitense, che ha subito preso “la palla al balzo” con la crisi Russo-Ucraina, approfittando per incrementare il -già cospicuo- livello di propagandismo.
Ora come ora, in cui la Meloni attraversa una fase di consenso sempre più debole e carente, cerca di optare per tattiche alternative volte a ripristinare l’audience perduta: leva militare, leva agricola, etc.; tutti escamotage che in qualche modo permettono il riaffiorare, alla mente dei suoi elettori e dei cittadini in generale, di “ricordi nazionalistici”.
In sintesi, “tutta apparenza”, dal momento che il Governo in questione ha già svenduto il restante della poca sovranità italiana a NATO e Stati Uniti, una mossa tutt’altro che prevedibile da parte di questo Governo; una strategia che ha un obiettivo unico: mantenere il consenso di UE e Washington. Una decisione che ha anteposto gli interessi dei potenti a quelli dei cittadini, resa ancora più brusca dal fatto che la Meloni in persona aveva fatto, in campagna elettorale, promesse opposte.
Ancora una volta l’Italia diventa serva e servitrice dei “suoi padroni”, e di tutto ciò la Meloni è complice di “prima linea”: un Governo prossimo alla crisi? Non possiamo prevedere il futuro, ma se ne deduce di essere sulla buona strada!
Certo è che i cittadini italiani hanno perso fiducia nella politica anche a causa di episodi come questo: Giorgia Meloni, considerata un tempo “troppo di destra” per essere eletta, ha successivamente -ed inaspettatamente- vinto le elezioni grazie ad una situazione politica e geopolitica sempre più instabile e incerta. In particolar modo, da quando la NATO è riuscita a condizionare ancor più le dinamiche globali, Giorgia Meloni pareva l’unica e la sola candidata a battersi ancora per l’interesse del cittadino e non per quello dei forti (USA, NATO, UE…), promettendo di impedire a NATO e UE il condizionamento delle politiche nazionali (italiane), la promessa che ha, più di tutte, animato la scelta dei cittadini che hanno deciso di sostenerla nel 2022, ma anche di tutti gli altri che, pur non avendo votato in modo diretto per la stessa, speravano quanto meno nel drastico cambio di leadership rispetto ai precedenti Governi, rivelatisi, agli occhi di gran parte dei cittadini, assai deludenti.
Oggi la si vede invece fare il doppio gioco, ricorrendo esattamente alle medesime strategie a cui sono ricorsi tutti gli altri Premier che si sono rivelati, in un secondo momento, complici di qualcuno di più potente per poter preservare adeguatamente “la poltrona”.
D’altronde, si è sempre detto che gli Italiani sono bravi a “saltare per primi sul carro del vincitore”, anche a costo di rinnegare ciò in cui credevano fino al giorno prima.
Adesso, questo Governo, che ha operato e continua ad operare sulla falsariga dei precedenti, e cioè continuando a svendere pezzi di sovranità a NATO e Washington in particolare, cerca in qualche modo di “riscattarsi” anche con le trovate più assurde, purché ad effetto, purché se ne parli, soprattutto in via mediatica.
E il problema dei porti aperti, per non dire, spalancati? Dove sono finite le promesse? E, come mai, dopo quasi tre anni di Governo Meloni gli sbarchi continuano irrefrenabilmente ma soprattutto, sembrano addirittura essere aumentati?
Purtroppo (per lei), sembra che il crepuscolo “sia già arrivato”, ma non in senso stretto: la delusione dei cittadini è già “il crepuscolo”, e cioè, è già “il tramonto” dell’era Meloni. Difficilmente potrà esserci infatti un “Meloni bis”, a meno che non ci sia qualcuno che abbia la “memoria corta”.
La prossima mossa è, d’altronde, assai prevedibile: la Meloni oramai dirige il proprio Governo come se fosse un’azienda: un’azienda, ora, non in crisi, ma, è possibile già dire, in difficoltà, e che cosa meglio di un’ accattivante strategia di Marketing potrebbe “aggiustare le cose” se non addirittura rilanciarla? O quanto meno provarci, dato che recuperare il consenso di migliaia -se non milioni- di cittadini che ci credevano, è difatti quasi impossibile. E questo Governo ha preferito individuare il suo classico “target nostalgico”, identificato in quei sostenitori che, più che a destra, tendono all’ultradestra, risvegliando in loro ricordi di vecchie tradizioni: leva militare, leva agricola, tutte cose già viste precedentemente. Che basteranno a “risanare” il Governo e “ripristinare” l’entusiasmo dei vecchi elettori? Difficile! Anche perché è gradito immaginare che i cittadini, indipendentemente dall’orientamento politico, sappiano di vivere nel presente e non nel passato: pertanto, oggi, un tentato “ritorno al passato” non giova nessuno, men che mai giova coloro legati al tradizionale “nazionalismo” inteso nell’accezione più classica e nostalgica. Dopo aver continuato a cedere parte della sovranità italiana a NATO e USA, nel ““nazionalismo meloniano”” non crede più nessuno, ed è assai dubbio, di conseguenza, che i nazionalisti moderni si lascino abbindolare da vecchie strategie di marketing volte a “gettare un po’ di fumo negli occhi”, distraendo la popolazione dalla vera realtà politica, tutt’altro che rosea.
Ma è bene sottolineare che, a mandato terminato, la Meloni tornerà a fare i conti “faccia a faccia” con i suoi cittadini, o meglio, con i suoi concittadini: come si giustificherà? Tornerà “in sé” o preferisce optare per quella coerenza finora mancata? Complicato immaginarlo, ma la risposta può essere già data: laddove soffia il vento della convenienza!