La “Restituzione dei nomi”, un passato che illumina il presente!

La “Restituzione dei nomi”, un passato che illumina il presente!

Dario Patruno  

Non può passare sotto silenzio l’iniziativa che il Prof. Simone Guagnelli docente di Lingua e letteratura russa e gli studenti della triennale (L-12) e della magistrale (LM-94) di russo (DIRIUM) ha organizzato il 24 ottobre. “La restituzione dei nomi” svoltasi alle ore 15.00, presso la Statua di San Nicola a  Bari Vecchia,è un evento annuale di ‘Memorial’ internazionale che si svolge in molte città italiane.

La “Restituzione dei nomi” è un evento annuale in memoria delle persone deportate, arrestate o fucilate dalle autorità sovietiche, organizzato da “Memorial”, ONG russa, premio NOBEL per la PACE 2022.
A partire dal 2007, ogni anno il 29 ottobre molte persone si riuniscono in varie città del mondo per rendere omaggio e leggere ad alta voce i nomi delle vittime dei crimini dello stato sovietico.
Il 29 ottobre non è solo un giorno commemorativo, ma anche un’occasione per vedersi, ascoltarsi e porsi delle domande. A cosa pensiamo mentre siamo in fila per la “Restituzione dei nomi”? Perché è importante ricordare i nomi di coloro che furono fucilati? Chi siamo noi e cosa ci unisce?La “Restituzione dei nomi” si terrà il 29 ottobre in oltre 90 città del mondo.
Altre città, tra cui Bari, hanno scelto una data di poco antecedente. In questi casi l’evento sarà ripreso e sarà mandato in onda il 29 ottobre, assieme alle dirette da tutto il mondo.
In Italia, oltre che a Bari, l’evento si tiene a Milano e Torino.
Ogni evento è organizzato indipendentemente da tutti gli altri eventi.
Durante l’evento sono stati letti i nomi e i dati essenziali delle persone vittime delle repressioni sovietiche in italiano o in russo.

L’evento del 24 ottobre a Bari, iniziativa esclusivamente della cattedra di russo dell’Università di Bari, nella persona del docente responsabile, in collaborazione con gli studenti di russo, è stata l’occasione di esercitarsi in modo pratico nello studio della lingua e della cultura russa.
Durante l’evento sono stati letti i nomi e i dati essenziali delle persone vittime delle repressioni sovietiche in italiano o in russo, qualcuno anche di origine barese.
A seguire, docente e studenti di russo si sono trasferiti per le 16.30 all’aula Consiglio del Plesso di Santa Teresa per scrivere in russo e firmare lettere di vicinanza ai detenuti russi.

Memorial Internazionale ha lanciato online un promemoria e un appello per il Giorno della memoria. Ce lo ricorda, tra l’altro, il periodico La Nuova Europa.

Affinché all’azione possano prendere parte più persone possibile (il loro numero è cresciuto di anno in anno) sui fogli distribuiti a ciascuno il numero dei nomi da leggere è stato gradatamente diminuito, fino a ridursi a due soli nomi…

Il testo comprende nome, cognome e patronimico, ultimo impiego o professione, età e data della fucilazione. Talvolta chi legge aggiunge il nome di uno o più suoi parenti caduti nelle repressioni. Gli elenchi delle vittime dai distribuire ai partecipanti vengono preparati dagli addetti dell’archivio di Memorial.

Nel corso delle dodici ore dell’azione si riescono a leggere non più di 1600 nomi. Di conseguenza, per commemorare tutti i moscoviti condannati e fucilati ci vorranno degli anni, dato che solo nel periodo del Grande Terrore [agosto 1937 – ottobre 1938] a Mosca furono giustiziate oltre 40mila persone.
I moscoviti che decidevano di prendere parte al gesto dovevano stare in coda molte ore sotto la pioggia o la neve per poter leggere due nomi. Molti soffrivano quasi come un dramma personale se non riuscivano a leggerli perché il tempo dell’azione era finito. Altri si coinvolgevano talmente con le persone scritte sul loro foglio che, una volta tornati a casa, facevano una ricerca per saperne di più di queste vittime del terrore.

Le persone che negli anni hanno partecipato a questo evento sono le più diverse: per alcuni la memoria delle repressioni sovietiche è, prima di tutto, il ricordo di una tragedia personale, per altri è un gesto di solidarietà e un’importante azione civica che dà speranza e forza, per altri ancora è un modo per sottolineare che i crimini di Stato del passato e del presente sono collegati.

Sullo sfondo degli stermini di massa e degli arresti, è cruciale ricordare il valore di ogni singola vita.

Partecipare alla “Restituzione dei nomi” è importante per tutti coloro che ritengono importante mantenere viva la memoria delle vittime del Terrore. Chiunque partecipi all’iniziativa riceve un foglio in italiano con il nome di una persona giustiziata dalle autorità sovietiche.

La Pietra delle Solovki in piazza della Lubjanka a Mosca. (facebook)

Qualcuno potrà chiedere qual è stato l’atteggiamento delle autorità nei confronti dell’iniziativa. Prima della pandemia la richiesta di Memorial di poter svolgere l’azione richiedeva vari mesi per ottenere l’assenso, che alla fine arrivava. Non era una cosa semplice; ogni anno l’inquietudine aumentava, non si riusciva a capire fino all’ultimo se avrebbero dato o no il consenso…

Non importa il numero dei partecipanti, importano il coraggio e la decisione di chi si mette in gioco per la verità. In nome delle vittime di allora e di oggi. Negare, censurare, relativizzare la realtà e il significato delle vittime del regime sovietico significa mettere tutti i semi perché il suo male possa riprodursi «moltiplicato per mille», scriveva Aleksandr Solženicyn nel suo Arcipelago Gulag, pubblicato in Italia giusto cinquant’anni fa. E continuava lo scrittore, innamorato del suo paese e preoccupato del suo destino: «Non punendo, non biasimando neppure i malvagi, non ci limitiamo a proteggere la loro sterile vecchiaia, ma strappiamo dalle nuove generazioni ogni fondamento di giustizia. Ecco perché esse crescono “indifferenti”, non è colpa del “lavoro insufficiente degli educatori”. I giovani imparano che la bassezza non viene mai punita sulla terra, anzi porta sempre il benessere. Non sarà accogliente un tale paese, farà paura viverci!».

Seguono da qualche anno questo evento a Bari altre realtà associative quali ad esempio il Centro Culturale Ponte ad Oriente (in sigla CIPO), che in modo significativo ha celebrato l’anno scorso l’evento in occasione della Mostra “Uomini nonostante tutto” – Testimonianze da Memorial-, in sintonia con Memorial Italia. Altre iniziative con altre realtà associative sono in programma per coinvolgere le persone a guardare al passato per vivere in pienezza di speranza il presente.

Come ricorda Evgenija GINZBURG che ha trascorso 18 anni nei lager, pur avendo incontrato la morte più volte, “…ogni volta mi veniva in aiuto qualche evento che, a prima vista assolutamente accidentale, era in effetti  una manifestazione normale di quel Bene che, nonostante tutto, regna sul mondo”.

 

Redazione

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