Cresce ancora export italiano
di Vincenzo Caccioppoli
“Esistiamo anche noi, le piccole e medie imprese della manifattura: in un mondo fatto di colossi facciamo girare la grande macchina dell’economia italiana e creiamo occupazione per il 76% dei lavoratori, ma da 18 mesi la nostra produzione industriale è in calo tanto che sono già 300 le aziende del nord ad aver fatto domanda di cassa integrazione”. Per questo “abbiamo voluto dedicare questa assemblea a quell’85% di imprese italiane a conduzione familiare che da sempre rappresentano la qualità del prodotto made in Italy e che forse oggi non basta più”.
Lo ha detto Paolo Agnelli, industriale e presidente di Confimi Industria, aprendo l’appuntamento annuale della Confederazione e dialogando con i ministri Adolfo Urso – Imprese e Made in Italy – e Giancarlo Giorgetti – Economia e Finanze. Anche la presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni è intervenuta con un videomessaggio dedicato agli industriali.
“Produttività e competitività sono doveri collettivi e non solo della cultura d’impresa, lo Stato non può tirarsi indietro”: Paolo Agnelli ha ribadito quali e quante siano le difficoltà delle imprese italiane, aziende piccole e medie, perlopiù a conduzione familiare, e ha avanzato alcune proposte che potrebbero permettere alle Pmi di riuscire a riaffermare il proprio ruolo competitivo nei mercati e contribuire così anche a risollevare il Paese.
Partendo proprio dalle proposte più dibattute della legge di Bilancio in tema di extraprofitti e concorrenza: “Introduciamo un’addizionale, sia anche del 10%, per tutte quelle aziende – siano assicurazioni, società energetiche, banche – che superano i 50 milioni di euro di utili”, ha detto Agnelli. Il ministro del made in Italza ha risposto allßáppello del presidente Agnelli annunciando lßarrivo “ Nelle prossime settimane, entro fine anno, presenteremo in Consiglio dei Ministri e al Parlamento la prima legge annuale sulle piccole e medie imprese. Siamo consapevoli- ha spiegato Urso- del ruolo fondamentale delle Pmi nel sistema produttivo. Le Pmi sono la nostra forza, non la nostra debolezza”. Poi il ministro urso si ü soffermato sul traguardo che il nostro paese vuole raggiungere a breve sul fronte export che sembra ancora in ottima salute “Siamo e vogliamo rafforzare la nostra posizione come secondo paese manifatturiero in Europa, vogliamo confermarci come una delle 10 economie globali mondiali, e soprattutto conquistare la quarta posizione globale come paese esportatore”. Lo ha detto il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso intervenendo all’assemblea Confimi. “Nei primi 10 mesi dell’anno, ha aggiunto Urso, siamo testa a testa con Giappone e Corea del Sud per la quarta posizione, dopo Usa, Cina e Germania. Se non avessimo il grave problema dell’auto lo saremmo gia’ certamente”. Nel 2023 le esportazioni italiane di merci hanno raggiunto quota 626 miliardi di euro, sostanzialmente stabili rispetto a quanto registrato nel 2022 per effetto di una contrazione dei volumi esportati pari al -5% controbilanciata dall’aumento dei prezzi all’export (+5,3%).
Le vendite all’estero sono cresciute però del +30,4% rispetto al 2019 (480 miliardi di euro), prima cioè delle ripercussioni dovute ai lockdown e dei forti aumenti logistici causati dalle tensioni geopolitiche a seguito della guerra russo-ucraina e del conflitto in Medio Oriente. La crescita dell’export italiano è invece stata del +60,5% rispetto al 2012, quando avevano raggiunto il valore di 390 miliardi di euro.
Anche le esportazioni italiane di manufatti nel 2023 si sono confermate allo stesso livello del 2022 (596 miliardi di euro), risultato di una riduzione dei volumi, a fronte di un aumento dei prezzi. Questo deriva da andamenti opposti nei diversi mercati (-2,1% dell’export verso l’UE e +2,3% verso i mercati extra-UE).
L’Italia è salita di una posizione nella graduatoria dei principali esportatori, arrivando al sesto posto. Si osserva nel 2023 un rafforzamento dei vantaggi comparati dell’industria italiana: i macchinari si riconfermano il primo settore di esportazione per l’Italia come peso sulle esportazioni (16%) e mostrano un aumento in valore (+8,8%), in aggiunta ai mezzi di trasporto (cresciuto del +10,5%) e all’agroalimentare (+5,7%). Le esportazioni italiane di servizi (137 miliardi nel 2023) sono aumentate di oltre l’8% in volume e di oltre il 12% in euro rispetto al 2022 e hanno accresciuto la propria quota di mercato mondiale. Ma come ha detto anche il ministro Urso i risultati già ottimi del 2023 sono destinati ad essere ulteriormente migliorati nel 2024. I dati del 1° semestre 2024, infatti, stanno mostrando un trend ancora più positivo per l’anno in corso. Se confermati anche nella seconda parte dell’anno, l’Italia si collocherà addirittura al 4° posto, alle spalle solo di Cina, Usa e Germania. Sono risultati che mostrano una economia italiana vivace, presente sui mercati internazionali e fortemente competitiva. Peraltro l”Italia non ha molte alternative. Non avendo materie prime importanti e dovendo importare oltre il 70% del proprio fabbisogno energetico, se vuole crescere, deve esportare beni e merci valorizzando la propria manifattura.