Per rendere la conoscenza accessibile ad un numero crescente di soggetti, il mondo della cultura, ha finito per distorcere la percezione della realtà, fino a rendere miopi persino gli intellettuali più preparati, che vedono la scienza come madre infallibile di tutte le soluzioni e perfettamente alternativa alla natura.
Il mondo della cultura ci insegna che siamo in rapporto con i nostri simili e con gli animali. E questo ha finito per rendere strabico il cervello umano e l’umanità impotente e indifesa rispetto ai cambiamenti della natura, naturali o umanamente indotti.
Michel Serres, filosofo francese, ha descritto funzionamento e utilità dei rapporti umani e degli scambi commerciali e culturali con queste illuminanti parole:
“Se tu hai un pane e io un euro, e io uso il mio euro per comprare il tuo pane, alla fine dello scambio avrò il pane e tu l’euro. È un equilibrio perfetto, no? Prima A aveva un euro e B un pane, dopo lo scambio A ha il pane e B l’euro. È una transazione equa, ma puramente materiale.
Ora, immagina di avere un sonetto di Verlaine o di conoscere il teorema di Pitagora, mentre io non ho nulla. Se me li insegni, alla fine di questo scambio io avrò imparato sia il sonetto che il teorema, ma tu continuerai a possederli. In questo caso, non c’è solo un equilibrio, ma una crescita.
Nel primo caso, abbiamo avuto uno scambio di beni; nel secondo, abbiamo condiviso conoscenza. E mentre i beni si consumano, la cultura si espande all’infinito”.

Con questo esempio di semplificazione e sottovalutazione filosofica, Michel Serres porta acqua al mulino della cultura, ma dimentica che la storia dell’umanità non è una semplice briscola tra soggetti istruiti e soggetti ignoranti da istruire, ma un rapporto triangolare, con la natura nel ruolo di terzo giocatore, che tiene banco, batte, distribuisce le carte e non perde mai. 
Per uscire vivi nei rapporti con la natura, che ora ha l’ingrato compito di nutrire e tenere in vita 8 miliardi di umani, assicurando aria, acqua, fuoco, cibo e terra, bisogna giocare per perdere, bisogna aiutarla a vincere.

L’istruzione “espande la cultura a l’infinito, come giustamente ha detto il filosofo Serres“. Ed è proprio questo a rendere il sapere umano conflittuale rispetto ai bisogni del DATORE DI LAVORO NATURA, che sapendo pensare da sé, ha una necessità sconfinata di lavoratori che fanno e nessun bisogno di intellettuali e governanti che pensano di essere autonomi, come fossero i padroni del mondo.
Se la cultura e i relativi sacerdoti si espandono all’infinito, vuol dire che non hanno capito una mazza di questo mondo e che non vedono nemmeno un millimetro più in là del loro naso.
Su un altro pianeta sono liberi di espandersi Senza Misura, ma sulla terra devono chiedersi, in ogni tempo e luogo, H24, se la natura ha più bisogno di pensatori o lavoratori, di cervelli o di braccia, di neuroni o di muscoli 
Perché i professori saranno anche graditi alla natura, ma i lavoratori sono drammaticamente indispensabili, quando c’è da spalare fango, da liberare le vittime da sotto le macerie, da consolidare montagne che franano piantando e curando alberi, da coltivare la terra per trarre i frutti che nutrono e salvano l’umanità.
I professori saranno bravi a pensare, ad insegnare, a governare, ma indispensabili  alla natura sono soltanto i lavoratori che sfruttano i muscoli anziché i neuroni.
Impoverire i sistemi sociali di lavoratori manuali è pericoloso come esporre l’umanità al rischio estinzione, sostituzione o invasione di altri popoli pronti a riempire di forza lavoro i territori incolti.
Col cervello vuoto e lo stomaco pieno l’umanità ha percorso un cammino di milioni di anni, e ne sarebbe altrettanti.
Col cervello pieno e lo stomaco vuoto, alla lunga, anche i migliori popoli si estinguono, o finiscono per rassegnarsi al crimine, o peggio al cannibalismo.
Franco Luceri