Panta rei
Frase che per maggior parte di voi lettori non rappresenterà molto, anche se forse avrà rimembrato nella vostra psiche un suono familiare; tutto ciò risulterebbe naturale, dopotutto si tratta d’una notoria frase d’Eraclito. Pensatore già affrontato in un precedente articolo, nel quale ho esposto i primi aspetti del suo pensiero filosofico, che riguardavano soltanto l’avvio nel suo sapere. ( https://www.progetto-radici.it/2024/10/14/i-porci-godono-della-melma-piu-che-dellacqua-pura/).
Tonando a porre attenzione alla frase titolo, – Panta Rei -, vediamo di attribuirgli una traduzione, – Tutto scorre -. Aforisma d’assimilare profondamente nella propria mente se si vuol riuscire a comprendere Eraclito. Questo concetto dello – scorrere perenne -, rappresenta la vera essenza dell’universo e del mondo, Il Divenire, termine che in filosofia esprime il mutamento, freccia che colpisce ogni bersaglio. Rispecchia la veridicità del modo e degli elementi da esso contenuti; per Eraclito la mutazione avviene continuamente, difatti una persona che sta affrontando un dialogo, alla fine di esso risulterà, per il volgo non vedente (Dormiente), immutato, medesimo; ma la realtà vestirà un’altra forma, cospicui saranno i mutamenti subiti dalla persona: i suoi capelli si saranno allungati, se pur d’un micron, medesima sorte sarà toccata alle unghie; perfino la sua mente, esponendo un concetto all’altra persona, avrà rinfrescato, rinnovato, il sapere di quell’argomento, creando il tal modo una mutazione.
– Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume – emblematico aforisma, del pensatore, nel quale viene racchiusa la perfetta natura sul pensiero sopra riportato. Difatti per quanto ambigua possa sembrare a prima lettura, se analizzata con attenzione si evince la veridicità dello stesso: basti pensare a una persona, la quale decida di gettarsi in un fiume, e una volta uscita replicare il gesto dopo pochi minuti. Questo secondo avvenimento rappresenterà un’esperienza del tutto nuova e distaccata dalla precedente; perché ripercorrendo la precedente analisi l’individuo sarà mutato, ma ancor più profonda risulterà la mutazione del fiume.
Il punto nel quale la persona si è gettata successivamente risulta caratterizzato da un’acqua interamente inedita; perché nello scorrere dei secondi, minuti, il fiume ha continuato a fluire imperterrito mutando, evolvendo, variando. Fu in sostegno a queste sue analisi che Eraclito nomino il Fuoco come suo Arché: ricordo che questo concetto esprime quel principio primordiale dal quale il cosmo ha avuto origine. – Ma perché proprio il fuoco? -, molto semplice, il pensatore lo considerava l’inequivocabile rappresentazione del perenne mutamento; va compreso che il Divenire rappresenta il cambiamento, ma non fine a sé stesso. Si tratta d’un irrefrenabile consumarsi, ed è qui che va a generarsi quel collegamento con il fuoco. Nessun elemento da noi, anzi, da lui conosciuto, potrebbe rappresentare meglio la disgregazione, il bruciare, il consumo d’un qualcosa.
Principiati dal disprezzo per il volgo, generatore della prima grande divisione, siamo giunti a quest’ultimo, grande, concetto collegante d’ogni passaggio del pensiero Eracliteo: LOGOS, termine fulcro dell’Antica Grecia, il quale va ad assumere differenti significati (parola, traduzione letteraria; studio, ragionamento). Con Eraclito ottiene un ulteriore appellativo, inedito, legge; la quale, assieme al divenire domina e dirige l’intero universo, – E in cosa consiste questa legge? -, nella vera essenza di Dio, ossia: L’unità dei contrari. Concetto basico del pensiero greco: visione che esprimeva le perenni lotte fra questi contrari, conflitti non generatori di caos, ma d’equilibrio naturale, tanto è vero che il padre della dialettica, spiegò con alcuni esempi questa armonia: – Il giorno consuma la notte, ma esso non può esistere senza di lei; poi sarà la notte a consumare il giorno, ma anche essa non può esistere senza il giorno -. Eraclito prosegue nella sua analisi enunciando un ulteriore aforisma, divenuto particolarmente popolare, – Polemos è padre di tutte le cose -; Polemos (dio della guerra per i greci), viene utilizzato come metafora per rafforzare quel concetto fondamentale nella comprensione del cosmo: ossia che soltanto dalla lotta, dai conflitti dei contrari può avvenire il cosmo, la realtà, l’esistenza.